Scuola, trionfo dell’inciviltà

I professori hanno sbagliato in pieno, ma quanto c'è di accettabile nella decadenza di usi e costumi che frantuma i giovani e la società tutta? Imploriamo l'uso della divisa uguale per tutti e mai sperequativa

E’ indubbio che quelle pronunciate dai due professori (dei licei Righi e Orazio) siano parole inaccettabili come inaccetabili sono i concetti, neanche troppo latenti, che esprimono.

Va però detto che se alla scuola si chiede anche un ruolo educativo e comportamentale questo confligge inequivocabilmente con una malintesa libertà, con la sciatteria e l’impudicizia che sta diventando base d’essere.

Ahinoi, la “moda” che ci viene proposta è spesso al limite della decenza ma queste immagini sono come i famosi specchietti per allodole studiate per attirare l’attenzione su un determinato brand, tanto che quello che poi si vende è sempre ben altra cosa.

Per altro non è solo la scuola a doversi caricare del ruolo di far rispettare un dress code che sia corretto tanto per l’istituzione quanto per il gruppo di giovani che formano la comunità.

Il primo vero passo verso la formazione comportamentale altro non può essere che la famiglia e se questa non assolve a dovere e con impegno il suo compito i risultati sono sempre più evidenti e disastrosi.

Spesso la genitorialità è sentita come un grosso peso ed ecco, allora, sbucare ombelichi al vento e l’inarrestabile e grave  fenomeno delle bande giovanili. La matrice è la stessa.

Poveri figli di nessuno che vagano per la quotidianità con lo sforzo di riempirla a qualunque costo.

Non facciamone una questione di sessismo nè tanto meno di genere.

E’ un urlo generazionale di sfida e di inquadramento a cui, se non si hanno buoni educatori, ogni sforzo sfugge.

Infelici quei due professori che si trovano a battagliare con i singoli impenitenti e con la schiera immensa di famiglie illusorie.

Non ci sentiamo certo di assolvere i due docenti ma ci rendiamo conto che la scuola non combatte ad armi pari con la fazione opposta. Perché questa è una guerra da cui nessuno uscirà vincitore e vedrà, anzi, il quotidiano decadere della forma, dell’atteggiamento e del sapere, dell’educazione e del rispetto.

Da questa babele di soli diritti e nessun dovere nascono diseguaglianze e squilibri che automaticamente innescano una rabbia sempre maggiore in una società già duramente dicotomica.

Per concludere ed evitare che occasioni di attrito come quello del Righi e dell’Orazio abbiano ragione d’essere non resta che impegnare le famiglie a indirizzare i ragazzi su strade corrette e a dedicare loro il tempo del dialogo e alla scuola di svolgere appieno il suo compito istituzionale ed educativo.

E releghiamo gli ombelichi al lungo e liberatorio periodo estivo.

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