“…lei si è sentita male: ci siamo fatti troppe risate”; poche sconvolgenti parole che da sole sono il titolo per descrivere un’estate di abusi su donne e ragazzine senza bisogno di aggiunte nè commenti.
E così i 7 “lupi” di Palermo, dopo la violenza sulla diciannovenne, non mostrano nè pentimento nè percezione dell’atto compiuto e spopolano sui social dove raggiungono migliaia di follower che, seguendo questo diario dell’orrore, iniziano la propria discesa nel mostruoso girone del sopruso e dell’abuso sulle donne.
Forse le violenze sulle femmine, grandi e piccole, non sono aumentate in modo esponenziale ma sicuramente si è rafforzata la crudeltà dei carnefici; l’assenza di limite e la convinzione che l’aggressività sia un modo per dimostrarsi veri maschi, anche se sono solo dei delinquenti che, coscientemente e lucidamente, agiscono senza rispetto nè timore per una possibile punizione.
Purtroppo l’assoluzione dei 3 violentatori fiorentini è un tragico precedente cui si somma la chiara dimostrazione di come in Italia, buone direttive non abbiano poi un’applicazione concreta e ponderata in sede giudiziale. Pare che le sentenze siano pronunciate dopo ardite e machiavelliche interpretazioni delle norme e delle disposizioni di legge per puro sensazionalismo e avvallo del crimine commesso.
I “lupi” fiorentini dopo lo scempio si giustificano dicendo “…non avevamo capito il rifiuto della ragazza…” e il giudice li manda a casa perché sia loro che la ragazza erano fatti e quindi inabili a capire le reali volontà di entrambi.
E con questo lo stupro è servito.
Ormai è, quasi, comun denominatore girare il video dell’aggressione e mandarla in rete spesso a pagamento, senza pensare che dalla rete nulla mai scompare, e che quei fotogrammi saranno, per gli aggressori, una schiacciante prova d’accusa. Ma l’intorpidimento della coscienza e la millanteria hanno sempre e comunque il sopravvento in quelle anime vuote e in quel mondo, fatto di ignoranza di tutto e di tutti, dove si agitano i seviziatori.
Una voce giovane e inattesa ha avuto il coraggio di esprimere crudamente quello che in fondo anche noi pensiamo. Brutale Ermal Metal quando, in merito allo stupro di Palermo (e vorremmo si adattasse anche a tutti gli altri) scrive: “…ad ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro lo schifo”. Certo parole divisive per chi pensa che la rieducazione sia l’unica regola da applicare e che la legge del buonismo sia indice di consapevolezza e di ragionata cultura.
Ma che rispetto può esserci per chi si arroga il diritto di uccidere il presente e il futuro di un essere umano che da quell’episodio uscirà ferito nel corpo e nell’anima? Per sempre in un ergastolo fatto di incubi e ricordi che non finiscono mai.
E intanto a Latina una ragazzina si sente male e il branco filma le sue parti intime e i social diventano incandescenti. E a Caivano 2 quasi bambine vengono possedute per anni e nel silenzio di chi sa da piccoli padrini, imberbi ma già criminali incalliti. Forse, anche questa volta, il giudice scoprirà che tutti erano ubriachi e il gioco dell’offesa e del disonore potrà ripartire più forte e diversificato per rimanere sempre uguale, sino a finire nello scandaloso orinatoio a forma di bocca di donna delle palestre di Torino che segnano il punto di non ritorno dell’ingiuria al mondo femminile.