La modalità di mostrarsi nella doverosa foto di gruppo dei nostri leader é di uno squallore totale.
Visti nel classico schieramento, dal meeting di CL a Rimini, dobbiamo per forza parafrasare un famoso detto: l’abito stazzonato e accidentale dà un senso di casualità arrangiata davvero triste e adatta ad indicare il moderno politico italiano.
L’outfit volutamente giovanilistico prevede: jeans o pantaloni molli (tipo baggy) che si adagiano in ripetute pieghe sulla scarpa e che ci fanno pensare ad un armadio arruffato e non troppo pulito, segue camicia bianca doverosamente sbottonata su catene, catenine e peletti.
La cravatta non esiste più (salvo rari casi) e questo é un male sia per la caduta di stile che per le pappagorge in brutta vista.
Le scarpe hanno un che di dozzinale e sono quasi sempre impolverate e smunte.
Alcuni fra i leader tentano la carta, impensabile, della sneaker ma il risultato non fa che evidenziare l’inadeguatezza del soggetto e lo sbandamento nella coscienza del proprio ruolo.
Pochi hanno la giacca e generalmente é sempre la stessa che ritorna in ogni inquadratura.
Non pretendiamo dei lord ma nemmeno ci sentiamo di accettare
come nostri rappresentanti dei finti giovani che dimostrano “de panza e sostanza”, nonché d’aspetto un’ingrigita ed esausta fermezza.
Anche Conte, un tempo arbiter elegantiarum, da quando ha lasciato l’alto scranno ha perso parte del suo aplomb a tutto favore di Di Maio (che però nella foto non c’è) tanto da doversi tener su i pantaloni in fronte all’obbiettivo
… e dopo quanto sopra ci chiediamo come mai gli unici lunghi e sentiti applausi sono stati rivolti all’ astuta Giorgia Meloni?
foto Ansa/Pasquale Bove