Mentre gli alberghi romani chiudono ad un ritmo impressionante e i licenziamenti vanno a cascata la stampa riporta che le grandi catene alberghiere straniere del lusso puntano sempre di più sulla Capitale.
E’ un controsenso senza spiegazioni logiche se non quelle della smania del mattone sfarzoso.
Eppure la Città può, ad oggi già vantare, un ottimo numero di hotel super stellati che, vista la situazione e la carenza di turisti, sono abbondantemente vuoti tanto da imporre seri interventi di ridimensionamento del personale. Ad esempio l’hotel Sheraton sta licenziando 164 dipendenti, mentre il Majestic (5 stelle lusso) ne allontanerà 47.
“I posti di lavoro persi sono finora circa 1.500, senza parlare dei contratti a termine non rinnovati” dice il presidente di Federalberghi Giuseppe Roscioli.
Da gennaio hanno abbassato la serranda 50 alberghi e sono 400 quelli chiusi da inizio pandemia. Possiamo dire uno al giorno.
I colossi immobiliari internazionali per la loro comparsa sulla piazza di Roma puntano tutto sul Giubileo 2025 e sull’ipotetica e lontanissima Expo del 2030.
Sembra davvero un azzardo giocare con tanto dispendio di tempi e di danaro la carta Capitale quando per tutti è evidente che oltre ai monumenti e alla storia, la Città offre ben poco al turista che desidera passare più delle fatidiche 2-3 notti di rito. Pochi eventi, poche fiere e avvenimenti di grande richiamo. Pochissime e difficilmente raggiungibili dal centro le piscine di un certo rango come i campi da tennis e quelli da golf. Anche il passeggio e lo shopping sono limitati e l’offerta è in fase calante.
Finché non verrà rinnovato e ripulito il centro storico il visitatore ha ben poco per lustrarsi gli occhi o per prendere un aperitivo come dio comanda. Anche i ristoranti nelle vie del Tridente sono tutt’altro che allettanti con gli acchiappini insistenti e indecorosi e che in nessun’altra metropoli si vedono.
Insomma una situazione ignobile e che dovrebbe far vergognare gli alti papaveri cittadini.
Ad attirare i grandi gruppi immobiliari sono anche i palazzi nobiliari in liquidazione o i mega spazi (vedi Augusto Imperatore e il Poligrafico dello stato) che man mano hanno chiuso negozi, uffici e ristoranti. Le scatole, ormai vuote da tempo, tutto sommato a Roma hanno prezzi che possono invogliare al rischio iniziale. Ma poi la strada è lunga e gli investitori ci sembrano forse un p0′ troppo positivi rispetto alle incognite del lungo periodo.
Inoltre è da valutare, alla luce degli stravolgimenti mondiali, se gli avvenimenti romani porteranno clientela di così alto livello e per niente succube della guerra dei prezzi/soggiorno che si sta scatenando.