Ucraina: Italia, verso l’addio alle armi

Ucraina è giusta la solidarietà e la condanna dell’invasore, ma sul prolungamento della fornitura di armamenti deve pronunciarsi il Parlamento.

Al popolo ucraino impegnato a respingere la bestiale invasione della Russia è naturale e doverosa tutta la nostra solidarietà economica e ogni aiuto sul piano dell’accoglienza e della sanità.

Ma l’invio delle armi all’Ucraina per rafforzare l’esercito nella difesa dei loro territori è tutt’altra cosa.

C’è chi sostiene che sia un valido contributo alla pace, perché solo nel rafforzamento degli Ucraini a scapito dell’invasore risiede l’unica speranza per la fine del conflitto. Per contro c’è chi sostiene che con la fornitura di armamenti si contribuisce soltanto ad allungare il tempo della guerra che ormai, secondo autorevoli analisti, non potrebbe comunque terminare prima della fine dell’anno.

Se è comprensibile, sulla scorta dell’emozione e di fronte alla temeraria operazione bellica nel cuore del vecchio Continente, aver offerto tutto ciò che era possibile per “combattere” il nemico, ora, dopo oltre due mesi di guerra, è anche il momento per una riflessione e per porsi delle domande.

Nonostante i fiumi di parole di analisti, esperti militari e giornalisti che inondano ogni talk televisivo o radiofonico sono pochi (e fra questi anche noi, ndr) gli italiani che hanno capito a fondo le ragioni del contendere.

La violenza di Putin è comunque da condannare, tuttavia comincia a farsi strada qualche perplessità rispetto agli eccessi di comunicazione del leader degli ucraini Zelensky, che sembra non porsi mai la domanda se l’integrità territoriale a tutti i costi valga l’inevitabile falcidia di popolazione civile da parte di uno scellerato invasore con grandi mezzi offensivi.

Fra Ucraina e Russia ci sono anni e anni di storia e di relazioni che fanno parte di un passato nel quale molti Paesi europei, fra i quali il nostro, sono rimasti distanti e completamente estranei. Alle soglie del nuovo secolo, tanto la Russia che l’Ucraina hanno vissuto nuovi eventi e i loro rapporti son diventati sempre più tesi, fino alle battaglie locali, sfociate poi nell’attuale guerra.

Se è giusto condannare le bombe, non possiamo però fare a meno di chiederci che ruolo possiamo avere, noi, nella drammatica escalation delle controversie territoriali fra Russia e Ucraina, al punto da sostenere l’Ucraina con l’invio di armi, sia pure con l’alibi di essere esclusivamente per scopo difensivo.

Con la recrudescenza del conflitto la nostra responsabilità si accresce e l’impegno finanziario diventa più gravoso, mentre la crescita economica interna diminuisce.

In queste condizioni non solo è giusto, ma necessario che l’ eventuale prosecuzione dell’invio di armi, e quindi un nostro ulteriore e più delicato coinvolgimento, sia valutato dal Parlamento, nel quale si sta allargando il fronte del no, in sintonia con l’opinione pubblica.

 

 

 

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