Zelensky ora è il momento di pensare al popolo e meno alla guerra

Forse qualunque politico si sarebbe dimostrato eroe all'inizio dell'invasione dell'Ucraina, ma con il passare dei mesi e il gelo e la fame ci vuole davvero un valoroso che non lasci sterminare il suo popolo dalla fame e dal freddo

Scrive il Financial Time: il 44enne Zelensky si è guadagnato un posto nella storia per la sua straordinaria dimostrazione di leadership e forza d’animo”, “Proprio come Winston Churchill si rivolse alla radio per radunare il suo Paese, Zelensky ha usato i social media per fare una campagna incessante per ottenere il sostegno militare e finanziario dell’Occidente, trasformando la condizione del suo popolo in una leva morale sui leader europei e statunitensi. Ha convinto gli europei a sostenere gli enormi costi della resistenza a Putin e a offrire a Kiev un percorso di adesione all’Ue”.

Per Zelensky che, in cuor suo, cullava il sogno del Nobel per la Pace, l’essere paragonato a Churchill, vale forse di più anche perchè il focus della nomina gravita soprattutto sulla capacità e possibilità di comunicare col proprio paese dimenticando (volutamente?) che ai tempi di sir Winston la guerra riguardava il mondo intero e non solo l’integrità del martoriato popolo ucraino.

Zelensky senza gli aiuti pietiti a più riprese e sicuramente dovuti ad un paese sovrano aggredito e straziato, poco avrebbe potuto fare.

Se un Nobel va assegnato questo deve andare all’Ucraina, paese che sta dimostrando una forza e una volontà inaudita e un amore per i propri confini che mai si sono visti prima; con la volontà di esistere in quanto popolo indipendente con le proprie caratteristiche, la propria storia e il proprio incontestabile futuro.

Ma se finora non si è piegata alle bombe e agli eccidi, rischia ora, sotto il gelo che avanza, di vacillare e perdere posizioni.

E di fronte a questa tragedia che si preannuncia immane, un politico degno di tanta ammirazione, un improvvisato e quasi mitico personaggio come Zelensky, dovrebbe saper capire che la figura di eroe social deve mettere da parte le troppe parole per evitare che la sua splendida nazione muoia di fame e freddo.

Perchè se all’inizio dell’invasione russa la sua determinazione e vigore ne hanno fatto un mito, ora con il passare dei mesi e delle stagioni la caparbietà che dimostra può farne un campione di incoscienza.

E’ ora che “tacciano le parole e parlino le opere” direbbe S. Antonio

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