1945 di Ferenc Török vi aspetta ancora al cinema: il film ungherese racconta l’intrecciarsi di alcune vite in un caldo pomeriggio d’agosto del 1945.
È il 12 agosto 1945, l’Ungheria è stata già liberata dai nazisti e i soldati sovietici si apprestano a occupare il Paese e si atteggiano a “divi” e salvatori. Il villaggio si prepara a festeggiare un matrimonio quello fra Árpád, il figlio del vicario, e Kisrózsi, una giovane contadina. La ragazza è però contesa fra Árpád e Jancsi, un giovane ebreo ortodosso e tocca a lui pronunciare la frase simbolo del film: “Ci serve un mondo nuovo, István”.
Nello stesso villaggio, dove ancora le ferite della guerra sono da rimarginare, arrivano due misteriosi uomini, forse sono anche loro ebrei, e girano la città con due grandi casse con scritto sopra “profumi”. La loro presenza, inspiegabile per molti, genera negli abitanti un panico mai sopito, una paura che riporta tutti ai drammi della guerra appena finito.
Il carro e la splendida fotografia di Elemér Ragályi trasformano 1945 in un western a tratti, con tanto di orologi e le classiche ambientazioni “desertiche”, anche se a farla da protagonista è sempre l’Ungheria.
1945, infatti, racconta di un Paese che fai i conti con la propria storia, dove segreti, colpe, rimorsi, tradimenti, amori, passato e presente s’intrecciano. Ferenc Török, regista e autore della sceneggiatura insieme a Gábor T. Szántó e il film s’ispira proprio al racconto di Szántó Homecoming:
“Ho iniziato a interessarmi a questo argomento 10 anni fa, m’interessava molto il periodo storico subito dopo la guerra e appena prima dell’introduzione della nazionalizzazione e del comunismo, quando per un momento c’è stato un accenno alla possibilità di una transizione democratica. Le cose avrebbero anche potuto prendere una piega migliore. Il fascismo era finito, ma il comunismo non era ancora iniziato; abbiamo cercato di catturare l’atmosfera di quei pochi anni in questo film.
Questo è un periodo della storia ungherese non particolarmente rappresentato né in letteratura né al cinema. Generalmente le persone si concentrano sulla Seconda guerra mondiale o sulla dittatura degli anni ‘50. Io volevo presentare un quadro sociale che rappresentasse la vita in Ungheria subito dopo la guerra”.
La scelta del bianco e nero rende il film di Török uno splendido ritratto dell’Ungheria in questo periodo di transizione che segnò la storia del Paese. 1945 si pone a metà fra due splendidi film, premiati con l’Oscar, riprende un capitolo della storia ungherese come aveva fatto egregiamente Lásló Nemes ne Il figlio di Saul e usa la tecnica di Paweł Pawlikowski nel suo Ida , anche questo premiato con l’Oscar al miglior film straniero nel 2015. Dal film di Pawlikowski riprende l’idea di raccontare come le azioni della guerra si ripercuotano sulla vita quotidiana di tutti.
Presentato al Festival di Berlino nel 2017, 1945 è un buon film che ritrae le diverse anime e i diversi errori e tematiche che la guerra porta dietro di sé, ognuno dei personaggi rappresenta un differente approccio a questo tema: il rimorso, il senso di giustizia, il dolore, le perdite e la presenza (già) ingombrante dei russi.
“Si tratta di un tragico periodo storico in cui tutti sono collegati in un modo o nell’altro. Tuttavia non ero guidato da una storia personale di famiglia; qui è tutta finzione, a differenza dei miei film precedenti. Direi piuttosto che il mio legame con la storia sta nel fatto che ne sono stato catturato. Il racconto di Szántó coglie una prospettiva della situazione storica completamente diversa rispetto a qualsiasi altra cosa che abbia mai letto prima. Penso al tema del nuovo inizio e a come la società deve superare il trauma, iniziare un nuovo viaggio, affrontare il passato e intraprendere una nuova vita”, ha spiegato il regista.
1945 è uscito in sala il 3 novembre, distribuito da Mariposa Cinematografica, ma vi aspetta ancora in alcune sale d’essai. A Roma lo trovate al Cinema Apollo.