Era assolutamente necessario modificare il Pnrr nel tentativo di rispettare le stringenti scadenze imposte dall’Europa, ma la riscrittura voluta dal ministro Fitto sembra la classica toppa peggiore del buco. L’aggiornamento cuba circa 30 miliardi di euro, il 15% del totale del Pnrr, spostando risorse su nuovi programmi e misure, cancellando investimenti, posticipando riforme.
Nel documento approvato dalla cabina di regia a Palazzo Chigi convivono contraddizioni, ripensamenti, ammissioni di fallimenti. In democrazia forma e sostanza devono procedere di pari passo, ma per il governo Meloni l’esecutivo dispone e tutti gli altri devono adattarsi.
Il documento fatto circolare sulla stampa non è in Parlamento, gli enti locali come Regioni e Comuni devono prendere atto di modifiche rilevanti che riguardano anche investimenti già avviati senza avere in cambio alcuna garanzia sulle risorse necessarie.
Coinvolto il sistema delle imprese ma mancano dettagli su elementi rilevanti
Il nuovo documento presenta un solo elemento positivo: coinvolge il sistema delle imprese nella messa a terra delle ingenti risorse. Anche Radiocolonna da oltre un anno sottolinea l’esigenza di un positivo protagonismo del capitale privato per l’attuazione del Pnrr. Obiettivi pubblici come transizione green, digitalizzazione, economia circolare da conseguire con il supporto delle imprese. Destinare in sostanza una parte dei fondi del Pnrr a investimenti realizzati da privati attraverso contributi a fondo perduto e/o crediti d’imposta. Qualcosa di analogo ai bonus per la riqualificazione degli immobili. I benefici sono l’accelerazione dei tempi e l’attivazione di investimenti privati aggiuntivi che altrimenti non sarebbero realizzati.
Autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, digitalizzazione dei processi produttivi sono i principali ambiti di intervento. Peccato che l’intuizione del governo rischia di arrivare fuori tempo massimo e con la solita aggravante di disperdere le risorse su troppi capitoli di intervento.
Anche se il nuovo documento entrasse in vigore a inizio settembre, dovranno essere messi a punto i decreti attuativi. Anche se le modifiche al Pnrr impegnano 157 pagine su molti programmi e misure mancano elementi rilevanti. Ad esempio sulla nuova Sabatini green 5.0 e sugli incentivi per i piccoli impianti da fonti rinnovabili non c’è alcuna indicazione sull’entità del contributo.
Incertezza sul nuovo Ecobonus al 100%, beneficiari solo contribuenti a basso reddito e giovani
Massima incertezza anche sul nuovo Ecobonus al 100% dopo che il Governo ha affossato gli incentivi per la riqualificazione degli immobili cancellando la cessione del credito. Il documento indica che per la misura ci sono 4 miliardi di euro ma i beneficiari saranno soltanto contribuenti a basso reddito e giovani (e un giovane con reddito medio alto?). Coerenza avrebbe voluto che l’incentivo fosse vincolato alle peggiori classi energetiche piuttosto che al reddito, anche per evitare situazioni complicate. Tutto semplice in caso di unifamiliare ma cosa accade per un condominio se alcuni proprietari non hanno i requisiti sul reddito?
Il governo però si è innamorato del Superbonus tanto da estenderlo anche agli edifici pubblici. Altri 4 miliardi per scuole, caserme, ospedali ecc. che si aggiungono allo stanziamento di 1,5 miliardi di cui non è stato speso nemmeno un euro. Come individuare gli immobili? Semplice, mediante decreto del presidente del consiglio di concerto con le amministrazioni centrali competenti. Quali sono i criteri di selezione? Servirà un altro decreto. Tempi lunghi? Assolutamente no grazie al nuovo codice degli appalti entrato in vigore lo scorso primo luglio. Peccato che sul capitolo di revisione delle riforme, il governo chiede più tempo per l’aggiudicazione degli appalti pubblici (100 giorni era un target troppo ambizioso) e per la digitalizzazione delle procedure (il 30% delle gare è ancora in modalità cartacea) appellandosi alla complessità di assicurare la interoperabilità delle banche dati pubbliche (obiettivo annunciato da ogni governo negli ultimi 20 anni, senza alcun progresso).
Il potenziamento organico PA solo ancora nelle buone intenzioni. I bandi per il personale per l’ufficio processi andati pressochè deserti
Gli slittamenti in avanti sulle riforme riguardano esclusivamente obblighi in capo alla pubblica amministrazione. Insomma lo Stato efficiente per cittadini e imprese continua ad essere un sogno. Così il pagamento delle fatture a 30 giorni (60 per la sanità) slitta di 15 mesi. Slittano anche i tempi per ridurre l’arretrato della giustizia civile. La ragione principale è l’incapacità del ministero di potenziare l’organico. Infatti dopo quasi un anno e mezzo al Ministero della giustizia si sono resi conto che i bandi per l’assunzione di personale per la qualifica di addetto per l’ufficio del processo sono quasi deserti. La ragione è che l’offerta prevede un contratto a tempo determinato per un periodo inferiore a 30 mesi e specialmente al Nord i candidati mancano. Il ministero di Nordio quindi procederà a una ridefinizione del “target assunzionale”. Il potenziamento dell’organico (oltre 2,2 miliardi di euro) dei tribunali sembra così un altro libro delle buone intenzioni, invece la riscrittura del Pnrr somiglia a un film horror.