A Cisterna di Latina l’ultimo saluto a Nicoletta e sua figlia Renée

Chiesa e piazza gremite per l'addio, 'l'amore ancora infangato'

“Oggi siamo qui, purtroppo, perché ancora una volta non si è riusciti a capire che cosa significhi amare. Siamo qui perché è stato infangato il nome dell’amore con tutto ciò che amore non è: possesso, assenza di libertà, controllo… e addirittura negazione della vita”. Lo ha detto don Paride Bove nell’omelia dei funerali di Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, rispettivamente madre e figlia, vittime del femminicidio accaduto il 13 febbraio scorso a Cisterna di Latina. La chiesa di Santa Maria Assunta è stracolma e piena è anche la piazza antistante. Il paese ha proclamato il lutto cittadino.

“Ma siamo qui, in questa chiesa, soprattutto per un altro motivo: perché vogliamo che sia il vero amore a muoverci. Sicuramente l’amore per le nostre Nicoletta e Renée, che sono diventate sorelle e amiche non solo delle persone che hanno avuto il dono di conoscerle, ma per tutta la nostra città, anch’essa fortemente colpita e ferita”, ha aggiunto il parroco del paese pontino dove oggi è stato proclamato il lutto cittadino.

“Vogliamo lasciarci muovere dall’amore che ha caratterizzato Nicoletta e Renée che davanti a chi non sa amare hanno dimostrato il vero senso dell’amore che sempre difende e custodisce la vita. Nicoletta e Renée hanno scelto di stare dalla parte dell’amore e questo è un grande esempio per tutti noi”. “Questa è la nostra missione, rendere questo mondo un posto dove l’amore diventi il vero senso di ogni scelta, proprio come nel Regno di Dio. Ma dobbiamo capire il vero senso dell’amore, e ripartire da una vera e sana educazione. Non si tratta di una semplicistica teoria o di un ‘vogliamoci bene’ detto frettolosamente, ma è un serio lavoro incentrato sul rispetto e sulla libertà”, ha concluso don Bove lanciando un appello: “Dobbiamo aiutare i nostri piccoli a diventare adulti maturi, e maturi sono quegli uomini e quelle donne che hanno imparato a dominare i propri istinti, a rinnegare se stessi, come ha insegnato Cristo. Dobbiamo farlo iniziando da noi, senza lasciare che questa triste vicenda avveleni i nostri cuori”.

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