Caso Regeni: il processo continua. Corte Assise, contro Giulio torture e violenza gratuita

giudici, da imputati brutale violenza

Il processo per la morte di Giulio Regeni andrà avanti. Lo ha deciso stamani la Prima Corte d’Assise di Roma che ha rigettatto tutte le questioni pregiudiziali proposte dalle difese degli imputati. Una prosecuzione di un processo che si annuncia tutt’altro che semplice, come spiegato dal pm Sergio Colaiocco durante l’udienza. “Servirà un lavoro importante del ministero degli Esteri – ha detto il magistrato – per permettere a 27 testimoni, residenti in Egitto, di venire in Italia”.

Tra i testimoni chiamati dal tribunale c’è anche il Presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi; così come la madre del ricercatore ucciso nel febbraio del 2016, Paola Deffendi, che dunque non potrà assistere alle prossime udienze del processo per la morte del figlio visto che, in quanto testimone dovrà attendere di essere convocata dalla Corte, nonostante si sia costituita anche parte civile. Sul banco degli imputati ci sono i quattro agenti della National Security Agency, ovvero il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Per loro l’accusa è di sequestro di persona pluriaggravato. Nei confronti di Magdi Ibrahim Abdelal Sharif i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.

Nel dispositivo della presidente della Corte d’Appello Paola Roja, letto oggi in aula, c’è nero su bianco tutto l’orrore di quell’omicidio. I giudici parlano di un sequestro ispirato da “finalità essenziali della tortura pubblica di tipo punitivo e/o intimidatorio”. Una “brutale e gratuita violenza fisica e di inflizione di sofferenze corporali personali che non possono che avere prodotto, per la loro imponenza, gravissimo dolore e tormento in senso stretto, in un crescendo che ha originato l’evento morte, anche a voler trascurare il dato del patimento psicologico”.

Per i magistrati, nei confronti del ricercatore italiano sono state compiute “gravi lesioni personali di natura fisica” che sono “all’origine dell’indebolimento e della perdita permanente di piu’ organi attraverso strumenti di tortura e mezzi contundenti di varia natura (calci e/o pugni, strumenti atti all’offesa quali bastoni e mazze) sino a cagionarne la morte, con la connessa contestazione circostanziale delle aggravanti delle sevizie e della crudelta’, quand’anche rubricate nell’unica fattispecie che al tempo lo consentiva in attuazione del principio di legalita’ possono agevolmente ricomprendersi nel concetto piu’ puro e minimale di ‘tortura’, cosi’ come allora vivente nell’ordinamento e semplicemente esplicitato in via postuma dall’art. 613 bis del codice penale”.

Al termine dell’udienza di oggi è stato comunicato il calendario delle prossime udienze, e il pm Colaiocco ha preannunciato che il 9 aprile verranno ascoltati i testimoni, tra cui il padre di Giulio, Claudio Regeni, per ricostruire quella che era la vita del ricercatore friulano. Il 16 aprile toccherà invece all’ambasciatore italiano al Cairo; mentre il 24 aprile saranno sentiti i medici legali.

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