Fiumicino: si allarga inchiesta su appalti pubblici, da giugno a oggi 13 misure cautelari

L'accusa è di gare pilotate, fatture gonfiate e affidamenti diretti sotto soglia

Sono 13 in tutto le misure cautelari disposte dalla procura di Civitavecchia, 4 a giugno scorso e 9 oggi, nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di finanza sugli appalti pubblici del Comune di Fiumicino, che dal settore dei servizi sociali si è estesa anche al commercio e alla cultura. L’accusa è di gare pilotate, fatture gonfiate e affidamenti diretti sotto soglia spacchettando i servizi in più lotti per evitare gli avvisi pubblici. Nell’indagine, che contempla il periodo 2016-2023, sono stati coinvolti due assessori della giunta in carica, nominata a fine maggio 2023. Da un lato l’ex assessora alla Cultura che già a giugno ha rimesso le deleghe “per garantire a me stessa e alla mia famiglia la necessaria serenità”, ha detto, confermando la propria “totale estraneità ai fatti oggetto d’indagine”. Dall’altro lato l’assessore alle Attività produttive. Tuttavia tra gli indagati raggiunti dalle misure cautelari ci sono anche funzionari e dirigenti comunali, oltre che esponenti delle imprese. Così nell’ambito delle nove misure cautelari emesse oggi ci sono 3 persone ristrette agli arresti domiciliari (il direttore artistico del Comune di Fiumicino e due operatori economici), 4 persone sottoposte a obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, divieti e obblighi di dimora (i due assessori, un funzionario del Comune di Fiumicino e un operatore economico). Un dirigente del Comune di Fiumicino invece è stato raggiunto da una misura interdittiva di sospensione dalle sue funzioni per 12 mesi, stesso provvedimento anche per un imprenditore che non potrà avere rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione per 12 mesi.

Secondo i magistrati “le intercettazioni telefoniche e gli interrogatori di garanzia restituiscono un quadro fattuale di sistematico asservimento della funzione pubblica da parte di dirigenti, funzionari comunali e taluni esponenti politici, con l’inserimento diretto di amici imprenditori nelle strutture comunali ai quali dare le anteprime sui bandi in fase di preparazione, sollecitandone la partecipazione e concordando modalità e tempi. Corruzioni per l’esercizio della funzione e corruzioni per atti contrati ai doveri d’ufficio si sono susseguite nel tempo, sfociate anche in turbative d’asta, con lesione sia della legalità sia dell’imparzialità dell’azione amministrativa”. L’amministrazione comunale di Fiumicino ha fatto sapere di aver “preso atto, con la massima attenzione” dei fatti contestati dalla procura e ha rinnovato “la piena disponibilità a collaborare in ogni forma e sede”, tanto che il sindaco Mario Baccini “sarà ascoltato nei prossimi giorni per offrire il proprio contributo sulle vicende, nella piena collaborazione istituzionale e nella massima trasparenza, in linea con lo spirito con cui la città di Fiumicino sta affrontando la vicenda”.

Nel corso dell’inchiesta sono stati attenzionati gli eventi culturali dell’estate 2024 di Fiumicino, nelle diverse località di Fregene, Passoscuro, Torre Clementina, Aranova, Corte Villa Guglielmi, così come l’allestimento delle luminarie a Fiumicino Paese e a Isola Sacra in occasione delle festività natalizie 2024. I diversi filoni d’indagine hanno imposto lo svolgimento degli interrogatori preventivi da parte del Giudice per le indagini preliminari e si è rafforzato il quadro accusatorio emerso già a giugno scorso nell’ambito dei servizi sociali. Il tutto è partito da una verifica fiscale su una società che tra il 2018 e il 2023 “ha emesso fatture attive per l’importo complessivo di 1.462.533,71 euro oltre iva, pari a 314.835,48, nei confronti di diverse società e associazioni attive nei settori del sociale e dello spettacolo senza mai tenere alcuna contabilità né presentare la prescritta dichiarazione dei redditi”, si legge nella nota informativa della procura di Civitavecchia che chiarisce che “le fatture in questione sono pacificamente risultate essere oggettivamente inesistenti, poiché il legale rappresentante della società ha dichiarato di aver cessato da molti anni ogni attività e ha disconosciuto le prestazioni lavorative dedotte nelle fatture”.

E tra le società cooperative coinvolte, una “ha ricevuto 42 appalti per un importo complessivo di 4.125.814,78 euro, dei quali 26 assegnati mediante affidamento diretto, 8 con procedura negoziata, 5 con procedura negoziata senza pubblicazione, 2 con procedura aperta, ma di fatto riferibili a proroghe di precedenti contratti”. Inoltre, sottolineano i giudici, la stessa “cooperativa ha emesso fatture notevolmente superiori rispetto al valore degli appalti ricevuti: fatture emesse per 9.464.690,74 contro affidamenti ricevuti per 4.125.814,78. All’appello mancano altri lavori pubblici affidati e fatturati di probabile natura illecita”.

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