Oggi Roma ricorda le donne vittime dell’eccidio nazifascista del “Ponte di Ferro” avvenuto il 7 aprile 1944 presso il Ponte dell’Industria, la struttura che collega i quartieri Ostiense e Marconi, andato a fuoco il 3 ottobre scorso e riaperto (in parte) due mesi dopo.
Il massacro – nel quale dieci donne furono giustiziate dalle SS – è rimasto sconosciuto per più di mezzo secolo, e reso noto solo molto tempo dopo da un saggio di Cesare De Simone nel 1944 e, poi, da un suo romanzo pubblicato nel 1998.
Le vittime dell’episodio furono dunque dieci donne, giustiziate dalle truppe del servizio di sicurezza delle SS, a seguito di un attentato a un forno che riforniva le truppe d’occupazione della Germania nazista: queste, sorprese dai militari tedeschi con pane e farina, furono allineate sulle transenne del ponte dell’Industria sul lato di via del Porto Fluviale e fucilate.
Nel 1997 l’amministrazione comunale ha fatto realizzare una lapide in bronzo in ricordo delle vittime. Dell’eccidio scrisse anche Carla Capponi, partigiana e politica italiana, medaglia d’oro al valor militare: “Le donne dei quartieri Ostiense, Portuense e Garbatella avevano scoperto che il forno panificava pane bianco e aveva grossi depositi di farina. Decisero di assaltare il deposito che non sembrava presidiato dalle truppe tedesche. Il direttore del forno, forse d’accordo con quelle disperate o per evitare danni ai macchinari, lasciò che entrassero e si impossessassero di piccoli quantitativi di pane e farina. Qualcuno invece chiamò la polizia tedesca”.
Poi l’eccidio: “Le dieci donne furono lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue”.