Pontecorvo (Nato): “Lascio Kabul con il cuore pesante, abbiamo fatto il massimo”

L’Alto rappresentante dal 15 agosto ha coordinato le operazioni di evacuazione. "Allo stato attuale la Nato non avrà un presidio a Kabul, sul futuro decideranno il segretario generale e il Consiglio atlantico", ha aggiunto

Il ponte aereo organizzato dalle forze Nato per l’evacuazione del personale diplomatico, collaboratori e civili afgani è stato “il più impegnativo della storia”. Lo dichiara all’agenzia “Nova”, l’Alto rappresentante civile della Nato, ambasciatore Stefano Pontecorvo, che dal 15 agosto ha coordinato le operazioni di evacuazione dall’aeroporto di Kabul, insieme alla sua squadra, con l’ultimo aereo messo a disposizione dall’Italia.

“Lascio il Paese con il cuore pesante per tutto quello che ho visto in questi ultimi 15 giorni all’aeroporto. Giorni in cui tutti hanno fatto il massimo per aiutare i nostri colleghi afgani ad uscire dal Paese in sicurezza. Il segretario generale (Jens) Stoltenberg è stato chiaro: non abbandoniamo nessuno, continueremo a lavorare per metterli in sicurezza”, dichiara Pontecorvo, aggiungendo: “Sono molto grato all’Italia, al ministero degli Esteri e della Difesa per aver offerto di riportare in Europa me e tutta la squadra Nato, un grande segno tangibile di solidarietà atlantica”.

Nell’intervista, Pontecorvo ha descritto i drammatici momenti vissuti ieri dopo il duplice attentato, rivendicato dallo Stato islamico, avvenuto nei pressi dell’aeroporto di Kabul costato la vita a oltre 100 persone, tra cui 13 militari statunitensi.

“Dopo l’orrendo attacco di ieri, ci abbiamo messo qualche ora per riorganizzarci”, racconta Pontecorvo, precisando che attorno all’aeroporto l’allerta è aumentata a causa del rischio di ulteriori tentativi di attacchi nei pochi giorni che precedono il ritiro completo di tutte le forze Nato dall’Afghanistan il 31 agosto. Nonostante il duplice attentato, l’ambasciatore sottolinea come le operazioni di evacuazione siano proseguite regolarmente dall’aeroporto. “L’attentato di ieri ha certamente rallentato il flusso verso l’aeroporto di Kabul, in quanto i cancelli sono chiusi fino a questa mattina e ora sono i talebani stessi che stanno facendo controlli molto più rigorosi, temendo anche infiltrazioni. Tuttavia il deflusso dall’aeroporto di Kabul è proseguito con le operazioni di volo che hanno ripreso regolarmente”, afferma l’ambasciatore.

Sul mantenimento di una presenza diplomatica in loco, Pontecorvo sottolinea: “Allo stato attuale la Nato non avrà un presidio a Kabul, sul futuro decideranno il segretario generale e il Consiglio atlantico. Per quanto riguarda le ambasciate dei Paesi Nato poche rimarranno: i turchi resteranno non in aeroporto, ma nella propria ambasciata a Kabul. Gli altri Paesi dovranno riflettere su una presenza qui quando sarà più sicuro”.

Diversamente dalla Nato, resteranno le rappresentanze diplomatiche dei Paesi regionali, della Russia e della Cina. Sui futuri rapporti con l’Afghanistan, Pontecorvo precisa che “non c’è dubbio che il nuovo governo talebano guarderà anzitutto alla regione e al Golfo molto più che altrove”. “Per quanto riguarda la Nato, il segretario generale Stoltenberg è stato molto chiaro: i talebani verranno giudicati dalle loro azioni non dalle loro parole. Calibreremo i nostri rapporti sulla base di quello che vedremo”.

Sui rapporti interni alla Nato alla luce di quanto accaduto in Afghanistan, l’ambasciatore ha sottolineato che il ritiro dal Paese “ha comportato una dialettica di mesi tra gli alleati”. Tuttavia, ha sottolineato Pontecorvo “quello che io ho visto sul terreno è stata la solidarietà atlantica al suo meglio, in cui, anche grazie al coordinamento quotidiano fatto da parte nostra, il vero spirito atlantico di collaborazione e solidarietà è emerso”. Il diplomatico ci tiene a sottolineare che in questi 15 giorni “i Paesi alleati e partner si sono scambiati voli, slot e passeggeri”. “Come unica nota positiva di questa esperienza, mi resta l’aver visto la solidarietà atlantica all’opera che veramente funziona. Questo ponte aereo è stato il più impegnativo della storia. Nessun Paese ce l’avrebbe fatta da solo”, afferma Pontecorvo.

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