Roma: Fece rapire connazionale per debito, arrestato capo associazione bengalesi

'E' il mandante', connazionale fu sequestrato e picchiato

Portato via con la forza da un ristorante in cui era con la moglie e la figlia, costretto a salire in auto, minacciato e picchiato per ‘convincerlo’ a saldare un debito da centomila euro. Svolta nelle indagini sul sequestro di un cittadino bengalese avvenuto un anno e mezzo fa nel quartiere Torpignattara a Roma. All’alba polizia e carabinieri hanno arrestato il presunto mandante della ‘spedizione punitiva’. A finire in manette N. A. S. detto ‘Bachcu’, storico leader dell’associazione bengalese Dhuumcatu che nella capitale, sin dagli ’90, si occupa di offrire servizi amministrativi per stranieri e organizza eventi interculturali. Per gli investigatori dietro il rapimento ci sarebbe proprio la mano del leader.

I poliziotti del commissariato Viminale e i carabinieri della stazione Torpignattara, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, hanno eseguito all’alba un’ordinanza emessa dal gip nei confronti anche di altri due connazionali di Bachcu, che sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo gli inquirenti il leader dell’associazione Dhuumcatu sarebbe il mandante del sequestro di persona avvenuto il 30 ottobre del 2022. Quel giorno l’uomo vittima del rapimento fu raggiunto da alcuni uomini che, dopo averlo trascinato fuori da un ristorante e costretto a salire su un’auto, gli legarono mani e piedi, lo bendarono e gli misero un pezzo di stoffa in bocca per non far sentire le sue urla. Viaggiarono fino in Abruzzo tra botte e minacce di morte come: “Se non paghi subito diecimila euro ti tagliamo la gola”.

A denunciare l’accaduto fu il giorno stesso la compagna dell’uomo che si presentò al commissariato Viminale. Poco dopo gli agenti della Squadra Mobile dell’Aquila riuscirono a localizzarli in un albergo nel comune di Carsoli e arrestarono i primi tre connazionali della vittima, che attualmente sono sottoposti a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini sono però andate avanti. Un mese dopo, infatti, l’uomo si presentò spontaneamente alla stazione dei carabinieri Torpignattara fornendo altri dettagli del rapimento. In particolare, raccontò di aver ascoltato le conversazioni telefoniche tra i sequestratori e un altro connazionale, secondo gli investigatori ‘Bachcu’, che avrebbe fornito le indicazioni sulle modalità logistiche e operative del sequestro. L’uomo spiegò anche che il movente era un debito di circa 100mila euro da lui maturato sia per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per due suoi conoscenti, attraverso la mediazione di uno degli indagati, e per un prestito di denaro. E’ stato, inoltre, accertato che già in altre due occasioni l’uomo era stato sequestrato e trattenuto contro la sua volontà per ottenere il pagamento di quel debito.

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