I Fratelli Sisters, Jacques Audiard presenta il suo (primo) western

Era in concorso a Venezia 75, dove ha vinto il Leone d'Argento alla regia. Il film in lingua inglese arriverà in sala il 2 maggio

I fratelli Sisters è il primo film in lingua inglese e il primo western del regista francese e sarà in sala il 2 maggio Credit : Magali Bragard / Annapurna Pictures

I Fratelli Sisters sarà in sala il 2 maggio, il primo western di Jacques Audiard arriva finalmente al cinema dopo aver vinto il Leone d’Argento alla miglior regia a Venezia 75. Il film, girato in lingua inglese, è interpretato da John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhall e Riz Ahmed. Il regista è uno degli ospiti della nona edizione del Rendez-Vous.

Eli e Charlie Sister sono due fratelli cowboy che attraversano la costa occidentale degli USA per compiere un omicidio ordinato dal Commodoro. I due devono uccidere il chimico Ward e a consegnarglielo ci penserà l’idealista John Morris. 

I Fratelli Sisters è il primo western ed è il primo film in lingua inglese del regista francese ed è stato fortemente voluto dal suo attore protagonista John C. Reilly:

“L’idea non è stata mia, John C. Reilly me l’ha proposto a Toronto, è tratto da un libro, pubblicato anche in Francia, se l’avessi letto io l’avrei adorato, avrei pensato di realizzare un western e avrei messo da parte. Possiamo dire che è un film su ordinazione, nasce dalla volontà di John C. di interpretare il ruolo di Eli”.

Il film s’ispira ad Arrivano i Sister, scritto dal canadese Patrick deWitt, Audiard è anche l’autore della sceneggiatura e ha scelto di metterlo in scena usando l’ironia:

“È un’intenzione presente già nel romanzo, uno sguardo ironico del mondo del western: la vita dei cowboy, la loro igiene orale, la masturbazione l’ho messa io. Non ho rapporti con il mito del western, ci sono altri autori che l’hanno trattato come Sergio Leone. Ho deciso di descriverlo in modo marginale, non direttamente”.

I Fratelli Sisters sono stati descritti dal regista come due 12enni che tornano sempre dalla mamma, interpretata da Carol Kane che appare in una scena ispirata a La Morte Corre Sul Fiume di Charles Laughton:

“Il film è costituito da momenti di un racconto d’iniziazione, i due fratelli anche se adulti, si comportano come dei 12enni scherzano e fanno peti, questo è il mio modo di affrontare il genere. Anche per questo si spiega che non ci sono donne forti, sono due bambini in pubertà, non ancora adulti, le donne verranno dopo e tornano sempre dalla mamma”.

Per ambientare il suo primo western, Audiard ha scelto di girare in Spagna e Romania:

“Il western è un film di paesaggi e spazi, ma io sono un regista e non un giardiniere! M’interessano di più i personaggi e non i paesaggi. I rapporti sono una questione esistenziale, come la relazione fra gli uomini e la brutalità, in film come Liberty Wallace e Rio Bravo. Il rapporto fra padri è affrontato in questo western, l’eredità delle figure paterni, come veniamo a patti con questo è il futuro che stiamo lasciando”. 

Il rapporto con il padre Michel ha segnato la carriera da regista e scenografo di Jacques Audiard:

“Anch’io parlo della mia filiazione: mio padre era sceneggiatore e regista, la mia eredità è una serie di consigli di lettura e non cinematografici. Questo ha creato un rapporto forte con la letteratura, ma non mi definisco uno sceneggiatore di dialoghi, mi considero uno sceneggiatore di situazioni forse è una lotta contro mio padre”.

Fra i consigli di lettura di Michel al figlio c’è Marcel Proust, uno scrittore che “perseguita” l’Audiard lettore:

“Fra i suoi consigli c’è Proust, ho 66 anni vorrei ampliare i miei orizzonti e mi ritrovo a rileggere All’ombra delle fanciulle in fiore: è estenuante, non ne posso più!”.

Già partendo dal titolo del film (basato sul gioco di parole brothers – sisters in originale e fra fratelli e sorelle in versione tradotta) s’intuisce l’importanza della lingua per il regista francese:

“Devo constatare che i miei ultimi due film non sono in francese, Dheepan era in tamil e questo è in inglese, una lingua che capisco peggio di come la parlo, ma questo non mi ha impedito di lavorarci e fare qualcosa pur senza conoscerla. Questo cambia il modo di lavorare con gli attori e le loro aspettative, è un po’ come passare da un approccio di comprensione a uno musicale”.

Quando si parla di western, il pensiero va inevitabilmente a Sergio Leone, ma il regista francese non è un grande fan del genere:

“Lo ammiro più di quanto ami i suoi film, ammiro nei suoi western l’audacia formale unica, la capacità di sintetizzare il pensiero che trovo commuovente e impressionante. Amo C’era una volta in America, ma è un regista nei confronti del quale non abbiamo ancora terminato di stabilire la sua influenza. Per raccontarlo mi tornano in mente le sue immagini, come ha usato il techniscope, la musica, come raccontava una storia solo con tre note e con dei costumi. Avrei voluto fargli delle domande”.

Il western resta un genere tipicamente americano e per tradurlo Audiard ha lavorato molto sull’immagine:

“È stato difficile, con Thomas (Bidegain, co-autore della sceneggiatura, ndr), abbiamo pensato a diverse versione, una era notturna, i due personaggi sembravano due vampiri. Abbiamo poi scelto di spingere sulla stilizzazione delle immagini del film e si sarebbe esaurito nella sequenza iniziale, con calma abbiamo pensato alle altre: la passeggiata notturna, il ragno, lo spazzolino da denti, tutto riportava a una forma che inglobasse tutto: solo lo stile fiabesco poteva contenerle tutte”.

Audiard, inoltre, aveva inizialmente pensato di girare la sua fiaba western in bianco e nero, un altro omaggio a La morte corre sul fiume, ma ha poi optato per un colore molto particolare:

“Abbiamo usato dei colori desaturati, come se il fosse colorato con dei pastelli”.

La colonna sonora è ancora una volta firmata da Alexandre Desplat, ospite come Audiard del Rendez Vous:

“Abbiamo iniziato insieme 30 anni fa, è molto gentile, ho ammirato il suo lavoro con Wes Anderson. Non so perché ci scegliamo, non posso dire di non avere immaginazione, Alexandre ha un talento singolare e vario, siamo amici e il nostro modo di lavorare è cambiato: ora aspetta di vedere alcune clip prima di comporre. Solitamente però lavoro con una musica già presente e la colonna sonora originale, uso la prima per lo scorrimento del tempo mentre i suoi brani descrivono i personaggi”. 

Audiard ama definire il suo film un “romanzo di formazione” e colpisce anche nella messa in scena la sua mano che copre l’obiettivo:

“È un ricordo dei miei film girati in super 8, era una macchina molto basica e per fare una dissolvenza dovevo mettere la mia mano davanti, oggi ha lo stesso effetto ma costa molto di più”.

Reilly è protagonista del film insieme a Joaquin PhoenixJake Gyllenhaal e Riz Ahmed:

“Penso che Reilly mi abbia proposto il film perché mi trova interessante, ma anche per lui questo ruolo lo era. Ha avuto una carriera come comico e nei film di Paul Thomas Anderson, ma con molti ruoli secondari e questo dimostra come sia duro il sistema di Hollywood perché non ti permette di passare dall’altra parte. Per farlo John è dovuto ricorrere a un regista straniero”.

Ciclicamente c’è un western che torna sul grande schermo per il regista francese è un genere con “andamento ciclico” ma con poca fortuna negli ultimi 15 anni. Con il suo splendido I Fratelli Sisters Audiard inverte la rotta con un western sui generis che riscrive le regole del genere.

I Fratelli Sisters vi aspetta al cinema dal 2 maggio, distribuito da Universal Pictures.

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