Oliviero Toscani fotografo di fama mondiale è morto distrutto da una malattia rara e grave che non concede troppo spazio alle cure: l’amiloidosi. Lui stesso ne aveva parlato qualche mese fa con una sorta di rabbia e di sconforto irruenti, tipiche del suo carattere.
Nato con la macchina fotografica nel DNA ha collaborato con le più note testate giornalistiche di moda e non, sollevando con i suoi scatti, spesso irriverenti, le più aspre critiche.
Tutto cominciò con la campagna dei jeans Jesus, jeans ben tesi su un notevole culetto di fanciulla accompagnati dalla scritta: “chi mi ama mi segua”. Scandalo e incursioni per strappare quei poster dai muri delle città. Effettivamente la nostra tradizione confessionale ne fu trafitta malamente e solo i giovani furono in grado di sorridere, comperare e appendere quei manifesti nelle loro camere.
Arrivò poi il fondamentale incontro della vita con il gruppo Benetton che lo lasciò libero di creare, interpretare e sconquassare qualunque precedente idea di pubblicità. Non tanto il prodotto Benetton ti colpiva quanto le immagini, i concetti e le denunce sociali che racchiudevano, in una continua rincorsa all’idea di unitarietà universale che fece coniare il famoso e mai modificato: United Colors of Benetton.
Un uomo scomodo e incapace di trattenere giudizi sgraditi e spinosi, Oliviero Toscani tanto che le sue dichiarazioni taglienti e pesanti sul crollo del ponte Morandi a Genova crearono una spaccatura, mai risanata, nell’annosa collaborazione con il gruppo di Ponzano Veneto.
Con le sue intuizioni spinse per allargare gli interessi di Benetton ben oltre il focus classico, esordirono allora: la fondazione Colors, una rivista trimestrale focalizzata sull’immagine che fu pubblicata tra il 1991 e il 2014. Nel 1994 sempre a fianco di Luciano Benetton contribuì a fondare Fabrica, un sogno e un traguardo imprenditoriale dedicato alla comunicazione.
Penso che Fabrica sia stata un’intuizione grandiosa e generosa a cui altri industriali, sotto sotto, si ispirano ancora oggi.
Forse a Toscani e alla creatività di cui era impastato sarebbero piaciuti orizzonti più ampi e spunti maggiori per creare mondi e pensieri dietro al suo obiettivo.
Oliviero Toscani ci ha feriti profondamente con l’immagine atroce e immorale del moribondo con l’HIV ma forse non ha potuto o non ha voluto ritrarre se stesso vittima di una malattia rara per la quale servirebbe una sua campagna di sensibilizzazione.