Peterloo, Mike Leigh presenta il suo ultimo al cinema il 21 marzo

Il lunghissimo racconto della strage compiuta nell’agosto del 1819, ma ancora attuale. In sala con Academy Two

Mike Leigh racconta la strage di Peterloo nel suo ultimo film in sala il 21 marzo con Academy Two

Peterloo è l’ultimo film del regista Mike Leigh e arriva in sala il 21 marzo con Academy Two, il titolo riprende il massacro che ebbe luogo a Manchester a Saint Peter’s Field il 16 agosto del 1819, duecento anni fa. In concorso all’ultimo festival di Venezia, il regista inglese l’ha presentato oggi alla stampa e sarà nel nostro Paese in un tour per presentarlo nei cinema.

Peterloo è un lungo racconto che si conclude con il massacro dell’agosto 1819, viene aperto dal ritorno a casa a Manchester di un giovanissimo soldato sopravvissuto alla battaglia di Waterloo. Joseph fa parte di una famiglia poverissima piegata dalla Corn Law, un’imposta sull’importazione di derrate alimentari fortemente criticata. Nel nord dell’Inghilterra, poi, non esisteva ancora il suffragio e questo e il malcontento della popolazione portarono all’ascesa dei radicali, l’Unione dei Radicali di Manchester organizza un incontro con l’abile oratore Henry Hunt, l’incontro sfociò nel massacro di Peterloo. 

Una strage in cui persero la vita undici persone e diverse rimasero ferite, un evento che cambiò radicalmente la storia inglese, una tragedia del passato che ha delle ripercussioni nel presente, come ha spiegato Mike Leigh:

“Spero che i film stimoli le nostre preoccupazioni sulla democrazia piuttosto che metterla in discussione. Abbiamo iniziato a preparare il film nel 2014 senza chiederci perché, in fase di lavorazione e documentazione accadevano fatti che ci hanno fatto capire quanto fosse rilevante. Non potevamo prevedere i cambiamenti profondi del mondo di lì a cinque anni, davamo per scontata i fattori positivi della democrazia senza sapere quello che sarebbe successo in Gran Bretagna, in USA o quello che avviene in Italia che ci portano a riflettere sui principi della democrazia”. 

Mike Leigh, vincitore della Palma d’Oro per Segreti e Bugie, ha realizzato questo film per far riflettere:

“Non ho mai fatto un film per dare una soluzione o un messaggio chiuso, in questo non abbiamo dato informazioni e dati precisi post-massacro abbiamo voluto che fosse il pubblico a informarsi dopo aver visto il film. Il mio ruolo è affidare al pubblico un ruolo emotivo con riflessioni personali. Volevo che il pubblico fosse nella condizione emotiva per riflettere su cosa comporti la democrazia e cosa si può fare per preservarla”. 

Leigh come Ken Loach è uno dei grandi maestri del cinema impegnato in Gran Bretagna, ma il regista non crede che le nuove generazioni di cineasti non lo siano:

“Non è una risposta facile, ma non manca l’impegno nei giovani cineasti inglesi. Sono reticente a essere d’accordo con la sua affermazione, una parte di giovani autori affronta la cultura dei media. Oggi tutti possono essere registi, ma è difficile per i giovani autori avere i finanziamenti per fare un film controverso, è difficile farli perché molti di questi autori non hanno la libertà che io e Ken abbiamo. È una malattia del sistema produttivo”. 

Al centro del film ci sono le tantissime dinamiche politiche dietro il popolo protagonista di Peterloo:

“Questo film stimola le virtù della discussione, quello che si può definire come linguaggio politico, c’è un confronto di idee diverse e ci sono persone che si esprimono in modo schietto e tagliente ma forse non riescono a esprimerle. Siamo nella terza fase dell’evoluzione dei media e sono d’accordo che il presente non è dei migliori”.

Una delle figure emblematiche del film è il figlio di re Giorgio III, il viziato principe reggente, la monarchia però non è né la causa del massacro di Peterloo, né di Brexit:

“Sono repubblicano, mi sorprendo che la monarchia esista ancora e che sia ben salda, lo trovo anacronistico. Quello che sta succedendo in Gran Bretagna non è però legato alla monarchia, ma a un atteggiamento xenofobo e paranoide che ha avuto come risultato Brexit. Capita anche in altri Paesi, come qui dove la monarchia non esiste, mentre la monarchia per me resta un enigma”.

Per il regista, la sua forza è legata al suo desiderio di auto-protezione:

“È anche legato all’impiego di forze, il peso e l’astuzia che la monarchia ha messo in atto per proteggersi. Alla fine della prima Guerra mondiale, Giorgio V, il Kaiser e lo Zar erano cugini, ma mentre Guglielmo fu deposto il re britannico non diede asilo al cugino per pericolo della sua stessa sopravvivenza. Così rimase in Russia e la monarchia fu sterminata”. 

Dopo tanta politica, finalmente Leigh parla del cuore del suo film la bellissima scena del massacro di Peterloo:

“Era importante portare sullo schermo più punti di vista, era l’unico modo intelligente per raccontare la storia del film. Per girare la scena del massacro abbiamo impiegato cinque settimane delle 16 di lavorazione e ci son volute  molta organizzazione e immaginazione. Ho studiato la scena col direttore alla fotografia (splendida curata da Dick Pope, ndr) e abbiamo usato tre macchine da presa concentrandoci su ogni singolo aspetto di questa scena corale”. 

Leigh si è avvallato della collaborazione della storica dell’arte Jacqueline Riding con cui collaborò per Turner:

“Ci siamo concentrati sulle piccole scene che creavano la scena: i magistrati, le famiglie, il palco. C’è stato un intenso lavoro di preparazione con il suo aiuto: ha spiegato alle 200 comparse e agli attori lo scopo della manifestazione così non ci siamo ritrovati con extra ‘sacchi di patate’ da spostare da una parte all’altra. È stato il frutto della creatività e della preparazione, un lavoro di squadra che fa nascere i film”.

Anche la sceneggiatura ha richiesto a Mike Leigh un lungo lavoro di preparazione:

“Non scrivo sceneggiature convenzionali, ho fatto sei mesi di ricerca e preparazione per individuare gli elementi prima di andare sul set e c’è molta improvvisazione che viene dal lavoro sulle location. Molti dialoghi sono realmente avvenuti e le fonti che ho usato sono vere, c’è stato un lavoro di preparazione con gli attori. Lavoro solo con attori intelligenti, molti sono stupidi ma loro non recitano nei miei film. La scrittura è nata da questo progresso di scoperta e ricerca, di documentazione sui testi storici con l’aiuto di Riding. Molti personaggi sono reali, mentre la famiglia di Joseph è stata inventata”.

Fra le cose reali, le sentenze dei tre magistrati del film che condannano a pene severe tre persone per reati minori:

“Ci sono le citazioni di discorsi realmente avvenuti: i tre magistrati hanno condannato queste persone per reati piccoli, una alla condanna a morte, seguono la realtà dei fatti”.

Anche la figura dell’oratore Henry Hunt corrisponde al vero:

“Non ho avuto la tentazione di renderlo un eroe, l’ho lasciato così com’era: un uomo ricco, impegnato nel sociale, un brillante oratore con una fantastica voce e pieno di sé. È un personaggio moderno perché Peterloo è avvenuta 200 anni fa, è l’inizio della modernità. È meno di un secolo prima dalla nascita dei miei genitori, c’è la nipotina che avrà 19 anni nel 1900 perché vuole essere un segno dell’inizio dell’era moderna”.

Un ritratto di un’epoca storica lontana, ma molto simile a quella odierna, forse un po’ troppo dilungato e con troppi personaggi che finiscono per appesantirlo. Peterloo resta comunque un film di un maestro del cinema contemporaneo.

Peterloo sarà al cinema dal 21 marzo distribuito da Academy Two, questa sera Mike Leigh presenterà il film al cinema Eden.

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