A Roma servono più taxi: ne mancano almeno mille, ma le stime sono ferme al 2006

Nella Capitale c'è un taxi ogni 357 abitanti circa. A Parigi uno ogni 111. Senza considerare, ovviamente, che la nostra Atac svanisce a paragone con l'omologa d'oltralpe, la Ratp: da noi una sessantina di km di metropolitane, nella capitale francese 225 km, senza contare i 3860 km coperti da bus e i 156 km di tram

fila taxi

A Roma servono più taxi. Le licenze attualmente in attività sono 7.672. Cui ne vanno aggiunte altre 77 – scrive oggi il Messaggero – che sono in fase di assegnazione dopo essere state ritirate ai precedenti assegnatari. Dovrebbero essere almeno 8.600 se non di più almeno per rispettare i parametri, secondo l’ultima stima di Palazzo Senatorio che risale al 2006. Considerando l’aumento di circa 2 milioni di turisti a Roma fra il 2006 e il 2019, questa quota potrebbe lievitare ulteriormente.

Oggi, a Roma, c’è un taxi ogni 357 abitanti circa. A Parigi uno ogni 111. Senza considerare, ovviamente, che la casalinga Atac – scrive il quotidiano romano – svanisce a paragone con l’omologa d’oltralpe, la Ratp: da noi via Prenestina una sessantina di km di metropolitane, poco meno di 32 di tram e poco più di 1850 km su gomma. Il raffronto con la Ratp è impietoso: 3860 km di bus, 225 km di metropolitane, 156 km di tram e altrettanti delle linee A e B della Rer (i trenini “stile” Roma-Lido e Roma-Viterbo). Anche Milano, che pure di problemi sui taxi non manca, sta meglio di Roma: una vettura ogni 280 abitanti ma con molte più linee metro (102 km con un territorio che più piccolo, 181 km quadrati, del Municipio XV di Roma che ne ha 187),tram e bus. Rispetto a Londra e New York, il rapporto fra abitanti e numero di taxi sembrerebbe premiare la Città Etema: a Londra ce n’è uno ogni 481 abitanti e a New York uno ogni 733. Ma, se all’equazione si aggiunge la rete e l’efficienza del trasporto pubblico emerge tutta l’inadeguatezza di Roma rispetto alle altre città.

Aumentare semplicemente il numero delle licenze, secondo il Campidoglio, non è la soluzione giusta. A parte il rischio di una nuova guerra civile con i tassisti il problema è coprire specifici luoghi e orari o periodi di particolare afflusso cosa che un secco incremento dei taxi potrebbe non garantire. Mentre la “doppia guida” – ossia la possibilità di associare alla stessa vettura due diversi autisti che possono, quindi, coprire un doppio turno – potrebbe risolvere il problema della carenza di vetture bianche. La seconda proposta sul tavolo è, nell’ambito della prossima revisione delle tariffe, quella di introdurne una nuova minima, sui 9 o 10 euro, che il passeggero pagherebbe a fronte di percorsi brevi che per i tassisti sono più una perdita (tempi di attesa ai parcheggi, ad esempio) che un guadagno. Del resto, argomentano a Palazzo Senatorio, chi prende un taxi 10 euro li mette sempre nel conto. L’ultimo problema da risolvere da almeno 20 anni è quello del rapporto con i noleggi con conducente che, di fatto – conclude il Messaggero – sono una specie di taxi di lusso.

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