Decollo sì, ma con calma. Alla fine, un po’ clamorosamente, la partenza di Ita, ex Alitalia, potrebbe tardare. Ancora. Per placare i dipendenti di Alitalia e trovare un accordo con i sindacati sull’avvio della newco e sulla chiusura della vecchia compagnia. L’ipotesi gira tra i ministeri competenti da alcuni giorni, stando a quanto apprende il Corriere della Sera da quattro fonti italiane ed europee, e rende bene l’idea della complessità dei dossier Alitalia e Ita. Ma è un’opzione che oltre a creare più problemi di quanti ne risolve, oltre a rimandare solo di poco l’inevitabile, rischia di far litigare il governo Draghi con Bruxelles con conseguenze indesiderate sugli altri fronti aperti con l’Ue.
Il 14 ottobre Alitalia, ricorda il CorSera, ufficialmente opererà gli ultimi voli. Il giorno successivo è previsto il decollo di Italia Trasporto Aereo, la nuova aviolinea pubblica che gode di un finanziamento statale di 1,35 miliardi di euro fino al 2023. Le condizioni per dare l’ok alla newco e dichiararla un’entità diversa da Alitalia sono svariate. Ita, per esempio, deve partire più piccola, con 2.800 dipendenti (contro gli attuali 10.200 di Alitalia), con 52 aerei (non di meno, se vuole conservare il maggior numero di slot del vecchio vettore).
Intanto, nel giorno dello sciopero nazionale di 24 ore del Trasporto Aereo, lo scorso 24 settembre, la manifestazione dei lavoratori di Alitalia-Ita e del settore all’aeroporto di Roma Fiumicino, ha visto la gran partecipazione alla protesta di tutti i lavoratori di Alitalia, contro il piano industriale di Ita. Manifestazioni, presidi e sit-in si sono tenuti sia a Roma, all’aeroporto di Fiumicino che negli scali milanesi di Malpensa e Linate.