I grandi assenti di Atac. Sarà stata la pandemia o forse lo smart working dei romani. Fatto sta che in Atac, azienda municipalizzata da 11.300 e passa dipendenti, non manca chi fa assenze sul lavoro, più di tutti gli altri. Il dato emerge dalla rilevazione trimestrale pubblicata per obblighi di trasparenza dalla stessa società capitolina, salvata per i capelli tre anni fa, grazie al concordato preventivo.
Ebbene, nel primo trimestre del 2021 tra i più assenteisti sono gli ausiliari del traffico, temutissimi dai cittadini romani, con il 22,5% delle assenze sul totale. Ma il primato appartiene ad altri, ovvero agli addetti al supporto di esercizio, vale a dire chi sta in ufficio, nelle officine e nelle attività sul territorio a supporto dell’esercizio (amministrativi, operai e personale ispettivo), con tasso del 25,9%. Decisamente assenti anche gli operai della metro (12%) e quelli di superficie (12,8%).
Clamoroso il caso, lo scorso autunno, quando Atac ha comunicato i dati dell’indagine interna avviata lil 23 novembre, a seguito dello stop totale della linea C per assenza di personale: stando al report della municipalizzata il 63% del personale del primo turno della mattina non era in servizio e non ha confermato l’assenza per il giorno successivo. Ma c’è una buna notizia. In un anno, tra il primo trimestre 2020 e lo stesso periodo del 2021, il tasso complessivo di assenteismo in Atac è sceso dal 16,7% al 13,2%.
Intanto, come rivelato da Radiocolonna.it il concordato preventivo in continuità gonfia la spese per consulenze e prestazioni professionali che lievitano di un milione e 600mila euro, passando dai 4,7 milioni del 2016 ai 6,3 milioni dell’anno successivo. La sola relazione del professionista indipendente necessaria alla procedura avviata a settembre 2017 è costata poco più di 665mila euro. Con uno sforamento di 25mila euro del tetto massimo concordato con il Campidoglio.