Quella che si apre dovrebbe essere decisiva per Atac. Avviato il difficile salvataggio a mezzo concordato preventivo c’è un altro passaggio formale prima di capire se, come e quando i creditori accetteranno la proposta dell’amministrazione grillina, azionista di Atac, sulla ristrutturazione del debito.
Domani, salvo ennesimi ripensamenti, il board della municipalizzata dovrebbe essere chiamato ad approvare gli attesi conti 2016, di cui si attende ancora la pubblicazione ufficiale. Le stime circolate in questi giorni parlano di perdite triplicate a 220 milioni di euro, il che complica non poco il percorso verso un accordo coi creditori. Una situazione, quella della mancata pubblicazione dei conti, denunciata già da tempo da Radiocolonna.it.
Se davvero il cda di domani metterà il timbro sul bilancio, i creditori, ma non solo, prenderanno visione della situazione per poi valutare il da farsi. Perchè, come detto, la strada verso l’accordo è complicata.
E questo per una serie di motivi. Tanto per cominciare il concordato è un accordo creditore-debitore, dunque senza il consenso dei primi non se ne fa nulla. Ed è difficile pensare ad un accordo rapido dinnanzi a un’azienda con, almeno secondo le voci che circolano in queste ore, perdite triplicaterispetto all’anno prima, senza considerare il maxi-debito da 1,3 miliardi.
Ma, cosa più importante, manca ancora un piano industriale. Ammesso il concordato, in che tempi, modi e soprattutto con quali risorse fare fronte ai pagamenti. Senza dimenticare un altro aspetto. I fornitori, che poi sarebbero anche i creditori, hanno già avuto delle ricadute economiche a causa dei mancati pagamenti di Atac.
A conti fatti, dalla giunta Raggi manca ancora una vera road map che accompagni la procedura di concordato avviata da assemblea e giunta. Il Comune peraltro non ha previsto tagli al personale, dunque nessun sacrificio in Atac. Il tribunale, cui alla fine spetterà l’omologa, dovrà darsi da fare per trovare un accordo tra le parti.