Atac, vendere gli immobili potrebbe non bastare

Il Campidoglio toglie i vincoli alla cessione delle ex rimesse. Che però non arrivano a 100 milioni di euro. L'incognita dei sindacati

Se ne parla da almeno un paio di anni più o meno dai tempi dell’ex dg Marco Rettighieri: la vendita delle ex rimesse di Atac. E tutte le volte, ogni buon proposito finisce puntualmente in soffitta. Adesso, forse, ci risiamo, con il Campidoglio che toglie i sigilli alle ex rimesse “Vittoria” di Piazza Bainsizza, “San Paolo” di Via Alessandro Severo, “Piazza Ragusa”, l’area Garbatella di Via Libetta, l’area Centro Carni di Via Severini, e le rimesse “Portonaccio” di Via di Portonaccio e “Trastevere” di Viale delle Mura Portuensi, per piazzarle sul mercato, con tanto di advisor già scelto.

La mossa della giunta Raggi su Atac ha la sua ragione di fondo. Non è assolutamente certo che Atac, di cui si attende il piano industriale, riesca a raggiungere quella redditività necessaria ad avviare il rimborso del debito (1,4 miliardi) verso enti e creditori privati. Dunque, meglio preparare per Atac un cuscinetto di liquidità pronto all’uso, in caso il risanamento vada per le lunghe, intaccando la pazienza dei creditori.

Il fatto è che la porzione di immobili pronta ad essere valorizzata, rappresenta solo un terzo del valore complessivo: un centinaio di milioni su poco più di 300. Anche riuscendo nell’operazione di cessione, vendendo cioè tutte le rimesse in vetrina, Atac incasserebbe troppi pochi soldi rispetto a quelli che deve.

L’altra incognita sono i sindacati. Come già sottolineato da Radiocolonna.it, il grosso dei lavoratori è sostanzialmente contrari alla vendita del patrimonio Atac, per timore che possa finire in mani private. Ipotesi concreta visto che la dismissione avverrà tramite gara ad evidenza pubblica. Vista e considerata la fortissima componente sindacale in Atac, non sarà facile portare a termine l’intera operazione di valorizzazione.

In attesa di capire se il taglio dei rami secchi avrà esito felice, l’azienda continua a lavorare all’aumento della produttività con passaggio da 37 a 39 ore di lavoro settimanale per tutti i dipendenti è forse la più significativa. E anche alla strategia di investimenti per rendere l’azienda progressivamente sempre più competitiva, come l’implementazione della flotta fino all’acquisto di 800 nuovi eco-bus entro il 2021.

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