Dehors: esercenti pronti alla mobilitazione contro le nuove regole

Trattative in corso con il Comune. ‘’Porteremo le sedie in Campidoglio" minaccia il presidente della Fipe- Confcommercio Paolantoni

Tavolini dimezzati e niente più pedane in centro storico e lungo le strade della grande viabilità, specialmente ora che la città è piena di cantieri. Col nuovo regolamento per le occupazioni di suolo pubblico (Osp), che dovrà essere approvato entro la fine dell’anno, il Comune – scriva ‘’La Repubblica’’ non solo supererebbe il caos che regna nel cuore di Roma dopo le autorizzazioni straordinarie concesse a ristoranti e bar durante l’emergenza Covid.

Ma eliminando le pedane a livello strada alleggerirebbe anche il traffico nelle zone più congestionate del centro. Limitando le lamentele di migliaia di romani che in queste settimane sono furiosi per il traffico provocato da cantieri e lavori.

La coperta però è corta e ridurre il tempo di chi quotidianamente attraversa i municipi più centrali della Capitale significa tirarsi addosso il disappunto degli imprenditori delle attività di somministrazione. Specialmente di quelli che coi loro tavolini all’aperto con vista hanno contribuito a far girare online le immagini di una Roma piena, di nuovo, di turisti.

Tra Campidoglio ed esercenti, insomma, è scontro aperto: «Siamo pronti a protestare portando sedie, panche e tavolini in Campidoglio, se necessario», tuona a ‘’La Repubblica’’ Sergio Paolantoni, presidente della Pipe Confcommercio di Roma. Ma andiamo con ordine.

Durante la pandemia, per consentire alle attività di somministrazione di sopravvivere garantendo però le misure anti-Covid, come quelle sul distanziamento, gli imprenditori hanno ottenuto permessi speciali. Nel giro di pochi mesi gli spazi esterni di ristoranti, bar e simili sono raddoppiati. E ora, lamentano i romani, intasano marciapiedi e strade.

Il 31 dicembre questi permessi speciali termineranno e il Comune dovrà necessariamente dotarsi di un regolamento per disciplinare la situazione attuale. Della nuova normativa, che è ancora in fase di scrittura e che dovrà poi seguire l’iter per l’approvazione, si sta occupando l’assessora al Commercio, Monica Lucarelli: salvo cambiamenti, per la prima volta rispetto al passato le Osp saranno disciplinate in base alle zone. Più nel dettaglio. Roma verrebbe divisa in tre macroaree: Suburbio, Città storica e area Unesco, a sua volta divisa in più ambiti (Trastevere, Celio, Monti, Borgo, Testaccio e centro storico) dove poter essere più o meno flessibili con la presenza dei tavolini a seconda dei locali i attualmente presenti.

In ogni caso, l’obiettivo sarebbe dimezzare le postazioni e vietare le pedane rialzate, anche nelle strade della grande viabilità. Le misure dovrebbero scattare da gennaio 2024, ma gli esercenti avrebbero un periodo di tempo per potersi adeguare.

Il numero di tavolini da poter sistemare all’aperto, secondo le discussioni avviate con le associazioni di categoria, verrebbe calcolato La città verrà divisa in aree che vietano pedane nelle strade a scorrimento partendo dalla superficie di somministrazione, ossia in base all’area del locale che – esclusi magazzini, cucine, bagni, corridoi, bancone – è destinata al cliente.

«Per il centro storico la proposta del Campidoglio è del 30%», prosegue Paolantoni. Vale a dire che «se un locale ha trenta metri quadrati di superficie di somministrazione interna, ne potrà avere dieci di suolo pubblico». L’equivalente, cioè, «di appena due o tre tavolini; ancora meno di quelli che c’erano pre-Covid».

E non si tratta di un esempio a caso: «In centro sono diversi i locali che hanno un’area simile». Il regolamento è ancora in fase di definizione. Ma i tempi stringono e l’accordo con gli esercenti va trovato il prima possibile.

Fipe Confcommercio e le altre associazioni di categoria propongono di «tornare alle regole pre-Covid, rilasciando le autorizzazioni sulla base dell’ampiezza del locale e con le limitazioni del codice della strada, abolendo però i piani di massima occupabilità». Disposizioni molto lontane, però, da quelle di cui vorrebbe dotarsi l’amministrazione. Il rischio di una protesta, insomma, è più che concreto.

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