Atac e Ama viste da Enrico Michetti e Roberto Gualtieri. Un confronto raccontato dall’Agenzia Nova. Roma Capitale conta 30 società partecipate, considerando anche le partecipazioni minoritarie, per un totale di 30 mila dipendenti a cui se ne aggiungono altri 4.500 impiegati in Acea. La governance delle società partecipate, che si riflette sui servizi pubblici resi dall’ente comunale, sarà per il prossimo sindaco di Roma uno dei temi prioritari da affrontare. In particolare, in gioco, ci sono il futuro di Atac, azienda capitolina che gestisce il trasporto pubblico locale, e quello di Ama, società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Entrambe le società, per scelta della giunta M5S uscente, a oggi sono gestite da un amministratore unico subentrato al modello di governance a tre che componeva prima il Consiglio d’amministrazione.
Roberto Gualtieri per il centrosinistra ed Enrico Michetti per il centrodestra hanno ribadito a più riprese di non voler privatizzare le due società e di volerle mantenere pubbliche. Tuttavia entrambi non escludono lo sviluppo di “partnership” o “sinergie” con altre società a partecipazione pubblica per migliorare i servizi offerti alla cittadinanza. Per salvaguardare Atac e la sua capacità di assolvere ai doveri del concordato Gualtieri propone di “onorare gli obblighi della procedura concordataria, predisponendo il nuovo contratto con risorse aggiuntive” provenienti dal bilancio comunale “per sostenere nuovi servizi” a partire dal 2022. L’obiettivo, dichiara il candidato del centrosinistra, è realizzare “un’azienda pubblica che nel pieno della sua efficienza possa essere un volano di sviluppo per la città prima e per l’intera città metropolitana in futuro”. Sul miglioramento dell’offerta del servizio pubblico l’ex ministro dell’Economia e delle finanze osserva invece la necessità di “partnership privilegiate di Atac con Cotral, Astral e Ferrovie dello Stato” e tiene a sottolineare che sono “tutte società a partecipazione pubblica”. Cotral e Astral sono società al 100 per cento della Regione Lazio, così come le Ferrovie sono dello Stato fanno capo al Mef.
Per il candidato del centrodestra Atac “va portata immediatamente fuori dal concordato nel quale è stata scaraventata dalla scelta incomprensibile dell’amministrazione uscente” per farla “lavorare subito a un vero piano di rilancio che la metta nelle condizioni di competere con i principali player di livello europeo, come Ratp e Bvg”. L’operazione, secondo Michetti, può essere compiuta con una dura lotta all’evasione. “Per ridurre le perdite di esercizio è necessario potenziare i controlli – spiega l’avvocato -, consentire l’acquisto del biglietto con immediatezza attraverso telefono cellulare o carta bancomat per migliorare e completare la dematerializzazione dei sistemi di vendita e dei titoli di viaggio, e reintrodurre il bigliettaio a bordo”. Soprattutto Atac può recuperare un tesoretto gestendo “direttamente la propria quota del Fondo nazionale dei trasporti, tramite il passaggio diretto delle risorse senza la mediazione della Regione Lazio, inutile e punitiva: nel 2020 solo 270 milioni”, chiarisce Michetti.
Sui rifiuti un tema nevralgico è quello di una eventuale partnership o sinergia tra Ama e Acea. Oggi Ama gestisce da sola dalla raccolta allo smaltimento dei rifiuti avvalendosi dei siti e impianti regionali. Una delle ipotesi in campo da anni nella Capitale è che Acea possa occuparsi dello smaltimento e che ad Ama resti il servizio di raccolta e igiene urbana, oltre che lo sfalcio del verde. Sul punto entrambi i candidati sono possibilisti. Per il candidato del centrodestra Enrico Michetti, che reputa “un errore la chiusura della discarica di Malagrotta”, avvenuta nel 2013, “senza prima aver trovato un nuovo sito di smaltimento” va considerato che “la Regione Lazio ha cancellato con il nuovo piano il termocombustore di Albano e chiuso quello di Colleferro e non ha preso in considerazione il gassificatore di Malagrotta dotato di una linea costruita che può produrre idrogeno, ovvero l’energia pulita di cui tanto si parla. Dunque – spiega Michetti -, il solo impianto di San Vittore non basta. Per questo motivo Acea ha chiesto di costruire una quarta linea, che sarà quella di riserva per consentire all’impianto di lavorare a pieno regime anche durante i periodi di manutenzione. Tutti i termocombustori, infatti, hanno una linea di riserva utilizzata per le manutenzioni”.