Un migliaio di licenze in più in arrivo a Roma dopo l’ok del Senato che ha approvato l’emendamento, di pertinenza del MIT, che dà il via libera ai comuni al concorso straordinario per il rilascio di licenze aggiuntive per i taxi. È questa la dichiarazione data in esclusiva a Radiocolonna da Giovanni Zannola, presidente della Commissione mobilità di Roma Capitale, il quale aggiunge che sui numeri occorrerà comunque una valutazione e si prevede una stura complicata.
Smentite, per ora, le previsioni più ottimistiche sul numero di licenze in più che sarebbero in procinto di arrivare nella Capitale: non 1560 come riferito da alcune testate giornalistiche – corrispondenti al 20% di quelle esistenti, il massimo previsto dalla normativa – bensì un migliaio.
Zannola commenta anche alcuni emendamenti presentati dalle opposizioni sulla normativa taxi contenuta nel dl Asset. “La geolocalizzazione non mi sembra utile ai fini del servizio, mentre la licenza temporanea di 24 mesi a chi abbia già una licenza non ha alcun senso, visto che già ci sono le doppie guide” spiega l’esponente PD a Radiocolonna, concorde – su questo punto – con quanto dichiarato qualche giorno fa, sempre a Radiocolonna, da Loreno Bittarelli, presidente della cooperativa 3570.
La partita sul nuovo assetto del trasporto pubblico non di linea entra nel vivo e c’è da scommettere che il match sarà duro e dagli esiti non facilmente prevedibili. Nel biennio 2006-2007 c’è stato un braccio di ferro, che ha fatto storia, tra il Comune di Roma e il mondo taxi, da un lato Walter Veltroni e dall’altra Loreno Bittarelli. All’epoca l’oggetto del contendere erano 500 licenze, oggi sono il doppio, come ha confermato a Radiocolonna un importante esponente della maggioranza guidata da Roberto Gualtieri. Nel 2007 i tassisti hanno paralizzato Roma con proteste e blocchi del traffico, oggi cosa accadrà?
Il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni ha nei tassisti italiani un importante bacino elettorale e ha abilmente lasciato la ‘patata bollente’ nelle mani dei i comuni, i più importanti dei quali, come Roma e Milano, guidati dal centrosinistra. Ma nel 2006 le cose non sono andate in modo molto diverso. L’allora Ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani, con il decreto legge 223/2006 emanato poco dopo l’insediamento del governo, aveva fornito ai sindaci italiani uno strumento per far apportare i sindaci cambiamenti sostanziali nel mondo dei taxi. Il decreto prevedeva una deroga al divieto di cumulo delle licenze taxi e dava la possibilità ai i comuni di vendere le licenze, distribuendo una quota rilevante dei proventi ai vecchi tassisti che non avessero comprato una nuova licenza. Questa è un’altra storia? Forse no.