Pnrr: Ciucci (Ance Roma Acer), “serve uno scatto su tranvie, valgono 800 milioni di euro e siamo indietro su progettazione e bandi”

Per il presidente di Ance Roma-Acer, Antonio Ciucci, "il tasso di attuazione nazionale sui fondi è del 6 per cento. Per certi aspetti a Roma siamo messi meglio"

Presidente Ciucci, dei fondi del Pnrr a Roma è stato impegnato il 10 per cento. I lavori del Giubileo non sono entrati nel vivo. La scadenza del Recovery è al 2026 e la Porta Santa si aprirà l’8 dicembre 2024. C’è da preoccuparsi?

“Credo che saranno rispettati i tempi per le opere manutentive: quelle per il rifacimento del manto stradale o i piani per le periferie e l’efficientamento energetico. Per il Giubileo i cantieri più complessi sono due: sottovia di piazza Pia e parcheggio di piazza Risorgimento. Serve uno scatto sulle fatture tranvie: valgono 800 milioni di euro e c’è qualche perplessità, perché siamo indietro su progettazione e bandi”. Lo dice, in un’intervista al Messaggero, il presidente di Ance Roma-Acer, Antonio Ciucci.

“A che punto siamo?”

Il tasso di attuazione nazionale sui fondi è del 6 per cento. Per certi aspetti a Roma siamo messi meglio. L’ultimo monitoraggio, fatto tra febbraio e marzo, ci dice che tra i 2.263 progetti finanziati (valore quasi 4 miliardi di euro), quelli che hanno ottenuto un Cig (il codice identificativo del progetti) e per i quali sono state identificate le risorse, sono 427 e pari a circa un miliardo. Di queste, il 40 per cento è in fase di progettazione (affidata o conclusa). Entrando ancora nello specifico , nel 9 per cento, che vede un impegno di un’ottantine di milioni, si sono aperti i cantieri. Messo a gara il 27 per cento, per un controvalore di circa 110milioni di euro”.

Questo due mesi fa, e dopo?

“Con Invitalia, che fa da centrale di committenza, – risponde ancora Ciucci – sono partite le prime gare per il pacchetto Caput mundi (i fondi destinati ai beni culturali e al turismo): sono 155 interventi per 359 milioni. E Caput mundi s’interseca con il Giubileo. A giugno sappiamo che apriranno i cantieri per il sottovia di piazza Pia. Mentre è stata firmata la convenzione con Anas (200 milioni di euro, ndr) per la manutenzione stradale straordinaria”.

“Che cosa è partito?”

Oltre a quanto già citato, i lavori sui palazzi di giustizia, principalmente sul versante dell’efficientamento energetico, poi i PinQua (programma nazionale della qualità dell’abitare) e i Pui (piani urbani integrati) su progetti di rigenerazione a Corviale, Tor Bella Monaca e Santa Maria della Pietà. Sempre attraverso Invitalia, sono state avviate anche le gare tra Roma e la sua Città metropolitana per l’edilizia scolastica”.

Roma sarà a breve un grande cantiere a cielo aperto.

“E dobbiamo evitare sovrapposizioni tra i cantieri. Prendiamo la stazione Termini: c’è la riqualificazione del piazzale e deve iniziare la costruzione dei binari della tramvia Tva. E la stazione, la più grande d’Europa, non può essere chiusa. Va fatto un ragionamento per garantire i servizi ai romani. Soluzioni? Come osservatorio abbiamo proposto di coinvolgere le imprese in un tavolo anche per capire la reale capacità della Pa e del sistema imprenditoriale sugli interventi da realizzare. Finora non ci hanno preso molto in considerazione. Il Comune, però, ha fatto bene ad affidarsi per le opere più complesse a soggetti esterni come Anas o Invitalia oppure a costituire, per l’Anno Santo un’apposita società per il Giubileo. Più in generale, vanno accelerate le gare. Eppoi già le norme attuali consentono di utilizzare le procedure negoziate. Bisogna però garantire la trasparenza e la rotazione, invitando aziende che possono davvero completare in tempo i lavori”.

Avranno impatto l’aumento delle materie prime e dell’energia?

“C’è il rischio di una rimodulazione dei progetti, ma gli extracosti si sono già verificati”.

Il Comune ha poco personale.

“Sì, il Campidoglio ha una struttura assolutamente carente, figlia di anni di tagli agli organici. Ma anche le imprese, dopo una crisi mostruosa, lunga 12 anni, scontano la chiusura di 130mila aziende e la perdita di 600mila posti di lavoro. Ci impegneremo al massimo, ma questo gap esiste”, conclude Ciucci.

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