Partecipate, via al riassetto. Colomban ai saluti

Presentata la riforma ora attesa in Assemblea. Risparmi per 90 milioni subito. Comune fuori da Adr e Fiera, smentita l'uscita da Acea. Nodo sindacati

Virginia Raggi con gli ex assessori Mazzillo e Colomban

Alla fine, dopo mesi di gestazione, il Campidoglio si è convinto a mettere mano alle partecipate. Dopo un primo annuncio nell’aprile scorso (qui il focus di Radiocolonna.it), questa mattina l’assessore alle partecipate Massimo Colomban e il sindaco di Roma Virginia Raggi hanno presentato l’attesa riforma, frutto di settimane di lavoro di Colomban e il suo staff. Per l’imprenditore veneto prestato si tratta dell’ultimo dell’ultimo atto ufficiale visto che in un paio di settimane lascerà la giunta per tornare al suo mestiere. Resta da capire se il riassetto consegnato da Colomban nella mani dei Cinque Stelle e ora affidato al suo successore, Alessandro Gennaro, riuscirà a porre definitivamente fine ad anni di sprechi e bilanci in perdita. Poi, se tutto andrà bene, toccherà alle Fondazioni partecipate dal Comune a subire le sforbiciate.

Il primo step della riforma delle partecipate, presentata nel corso di una conferenza stampa iniziata con un’ora di ritardo, gli obiettivi di risparmio. Da riaccorpamenti e razionalizzazioni Colomban si aspetta riasparmi di breve termine per 80-90 milioni, che dovrebbero diventare diverse centinaia nei prossimi anni, a un ritmo di 80 milioni all’anno. I veri risparmi non si vedranno però prima di 4-5 anni, termine fissato per l’entrata a pieno regime della riforma delle partecipate.

Il piano è strutturato in due tronconi, da una parte le cessioni, con l’obiettivo di fare un po’ di cassa, dall’altro la messa in liquidazione degli asset. A regime le società in pancia al Comune dovrebbero scendere dalle trenta attuali a circa 11, facendo rimanere in piedi le municipalizzate considerate strategiche, con le forbici concentrate invece seconde linee.

Per quanto riguarda le cessioni di quote, Colomban ha ufficializzato l’uscita del Comune da Aeroporti di Roma, per un corrispettivo di 48 milioni di euro. Seguono poi Centrale del Lattela la cui cessione della quota del 75% è stimata in almeno 28 milioni di euro a titolo transattivo, da destinarsi a investimenti in servizi o opere strategiche e per la quale ci sono trattative in corso coi sindacati, Investimenti Spa che controlla Fiera di Roma, con la cessione della quota del 21,8% mediante recesso dalla società che, “pur svolgendo un’attività coerente con il perseguimento delle finalità istituzionali di Roma Capitale, ha prodotto un risultato negativo in almeno quattro dei cinque esercizi precedenti”.

C’è poi Alta Roma di cui il Campidoglio si libererà cessione a titolo oneroso della quota del 18,64%, in quanto società di secondo livello che svolge un’attività non strettamente necessaria per il perseguimento delle finalità istituzionali di Risorse per Roma Spa che ne detiene la partecipazione e Multiservizi Spa, dove la partecipazione dovrà essere valorizzata e dismessa una volta costituita la società mista pubblico-privata di cui l’amministrazione intende dotarsi per lo svolgimento di servizi di interesse generale, il cui socio privato sarà individuato mediante procedura di gara ad evidenza pubblica.

Previste poi alcune integrazioni miranti a costituire dei veri e propri poli. E’ il caso di quello fiscale, formato da  Aequa Roma + Risorse per Roma (riscossioni da patrimonio) e del polo della mobilità, ovvero Roma Servizi per la Mobilità + Roma Metropolitane (ramo progettazione). In questo secondo caso, l’ipotesi in mano a Gennaro è quella di creare un’unica società incaricata delle attività di pianificazione dei trasporti, di gestione della mobilità pubblica e privata, progettazione, di regolazione e controllo dei sistemi di trasporto.

Rimangono invece fuori dal riassetto Eur spa, di cui il Campidoglio detiene una quota del 10% e Acea, su cui la Raggi ha categoricamente escluso ogni ipotesi di diluizione. Roma  Capitale “non ha nessuna intenzione di cedere quote di Acea”, ha detto il sindaco facendo  riferimento ai rumors circolati sui giornali e aggiunge che  “nonè nei nostri piani” cedere la partecipazione in Acea  Ato2.

Fin qui le intenzioni. Ma non mancano le incognite. Tanto per cominciare la riforma, licenziata dalla giunta, è attesa al vaglio dell’Assemblea capitolina, al termine della quale Colomban lascerà ufficialmente il Campidoglio. Poi c’è la questione sindacale. Il riassetto immaginato dal Comune chiama in causa migliaia di lavoratori e non sarà facile trovare un accordo coi i sindacati di ogni partecipata. La riforma per il momento è ancora sulla carta.

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