Roma, la tranvia smontata per far passare la processione e altre storie di distruzione urbana

Distruggere e ricostruire in nome dei grandi eventi è una follia? Fonti del Campidoglio a Radiocolonna: nel caso del tram, una cosa non prevista a cui abbiamo dovuto porre rimedio

Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini. Con questa locuzione latina di origine seicentesca, il popolino romano commentava in modo beffardo gli scempi edilizi realizzati dalla famiglia Barberini del Papa Urbano VIII e della sua curia nel secolo di Bernini e Borromini. Tra gli episodi più degni di nota, nel 1625 Maffeo Vincenzo Barberini (così si chiamava Urbano) fece asportare e poi fondere alcuni bronzi del Pantheon per costruire i cannoni di Castel Sant’Angelo e il baldacchino di San Pietro. Esattamente quattrocento anni dopo, nella Roma giubilare di Papa Francesco e di Papa Leone stanno accadendo episodi curiosi, a tratti inquietanti, mossi da un comun denominatore: smontare e ricostruire infrastrutture o opere precedentemente costruite per permettere lo svolgimento dei grandi eventi. Premessa: i grandi eventi servono ad una grande città in termini di visibilità e investimenti e la soluzione non è vietarli o boicottarli, ma fare in modo che questi possano convivere con le infrastrutture cittadine e la tollerabilità di alcune piazze o strade. A denunciare questi episodi sono stati anche blogger molto attenti ai problemi di Roma come Odissea Quotidiana e Roma fa Schifo, i cui post hanno suscitato sui social un vespaio di polemiche e di commenti indignati o perplessi.

Iniziamo da Piazza San Giovanni. A fine maggio 2025, nella piazza antistante la basilica romana vengono ultimati i lavori di ristrutturazione della piazza: 12 fontane a raso illuminate, 320mila sampietrini e 80mila lastre di marmo rendono la nuova Piazza San Giovanni tanto affascinante quanto delicata. Da qui, i dubbi su cosa sarebbe potuto accadere in occasione del consueto Concertone del 1 maggio. Dubbi che si sono puntualmente concretizzati in danni materiali alla piazza, quantificabili in oltre 100 lastre marmoree da sostituire e verifiche sulla funzionalità delle fontane delle tubature. Nonostante le spese siano a carico degli organizzatori del Concertone, sorprende la nonchalance con cui i danni sono stati preventivamente accettati e come non sia stata preventivata una location alternativa per la Festa del lavoro. Circo Massimo sarebbe stata un’alternativa valida? Probabilmente sì, quel che è certo è che il prossimo anno saranno opportune decisione ragionate e risolute, a meno che non si voglia annualmente danneggiare la piazza per poi ricostruirla.

Il secondo caso ci porta a via dei Fori Imperiali, dove fervono i preparativi per la parata del 2 giugno. Ebbene, la scorsa settimana alcuni cittadini hanno documentato lo smantellamento (o distruzione) dello spartitraffico in cemento (per l’attraversamento pedonale) per rendere possibile il passaggio dei carri militari. Pur non negando l’importanza simbolica della festa della Repubblica, appare quantomeno discutibile (è un eufemismo) che per un giorno di parata si elimini un’opera pubblica con macchine scavatrici e martelli pneumatici. Anche qui, lo stesso discorso di San Giovanni: lo spartitraffico verrà ripristinato per poi essere eliminato nel 2026 in corrispondenza della festa del 2 giugno?

foto apparsa su Roma Fa Schifo

L’ultimo episodio, probabilmente il più clamoroso, riguarda la rete tranviaria. Lo scorso 17 maggio ha sfilato per la prima volta in Italia la mastodontica statua della Madonna di Malaga, una processione suggestiva che ha visto il coinvolgimento di oltre 250 portatori e di tantissimi partecipanti. Uscendo dalla suggestione e dal grande valore religioso dell’evento, la processione ha comportato un costo importante per le infrastrutture della Capitale. Il passaggio della statua (alta oltre 7 metri) ha implicato lo smontaggio e la conseguente reinstallazione della rete aerea a Colosseo e a Circo Massimo. Costo affrontato da Atac: 110 mila euro più IVA, come spiega OQ. Fonti ad alto livello in Campidoglio, a Radiocolonna ammettono che è stata una decisione imprevista a cui Roma Capitale ha dovuto rimediare in fretta e in furia.

Insomma, distruggere e ricostruire non può essere un valido modello per il futuro. Meglio pianificare, riflettere e saper dire qualche ‘no’.

 

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