Potenziamento delle otto sottostazioni elettriche, rinnovo di tutti i 28 chilometri di binari, della linea di alimentazione dei treni e – dulcis in fundo – la realizzazione del nuovo sistema di controllo centralizzato della circolazione. Si tratta del pacchetto d’interventi previsti per la ferrovia Roma-Lido che sono iniziati nell’estate del 2022 sotto l’egida di Rete Ferroviaria Italiana. 74 milioni di euro finanziati attraverso il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione che avrebbero dovuto rinnovare la linea entro il 2023. Ma così in parte non è stato, come raccontano sconsolati a Radiocolonna gli attivissimi pendolari che animano il Comitato della Roma-Lido.
“Siamo a dicembre 2025 e ancora non si sono conclusi lavori che sarebbero dovuti terminare tre anni fa. L’ultimo aggiornamento sosteneva che entro il 2025 sarebbe terminato tutto e invece no, ora Astral ci fa sapere che il fine-lavori è previsto per la primavera del 2026. Scadenza sulla quale nutriamo fortissimi dubbi – racconta a Radiocolonna Maurizio Messina, presidente del Comitato pendolari della Roma-Lido – in questa storia Astral non c’entra perché i lavori sono realizzati da RFI e la stazione appaltante è la Regione Lazio. Regione che, evidentemente, ha qualche difficoltà ad imporsi come soggetto pubblico autorevole”.
Al centro della questione ci sarebbe una dinamica contrattuale che renderebbe, di fatto, la regione impotente di fronte ai ritardi nella realizzazione dei lavori.
“Ci risulta che nel contratto firmato da Regione Lazio ed RFI non c’è alcuna penale visto che, è quello che ci è stato riferito, non si tratta di un contratto di appalto. Dunque i soldi li avranno ma le penali per i ritardi no – prosegue amaro Messina – Siamo anche in attesa del celebre ponte ciclopedonale della nuova stazione di Acilia Sud, un inizio dei cantieri atteso per novembre che ad oggi, siamo dicembre, ancora non si vede”.
Il comitato ricorda anche che questi lavori li avrebbe dovuti realizzare il Comune di Roma, che poi ha chiesto ausilio ad Astral.
Capitolo treni: in base al monitoraggio svolto mensilmente dai pendolari sullo stato del servizio (dati di novembre riferiti a ottobre), emerge un quadro per nulla roseo. Su un totale di 3352 corse effettuate nel corso del mese, le corse soppresse sarebbero 34 più 20 ‘parziali’ riferite al 30 ottobre. In aggiunta, bisogna contare 498 corse in ritardo che fanno schizzare la percentuale complessiva di treni in ritardo o soppressi al 15,9%. Oltre il 24% se si contano anche le soppressioni delle corse straordinarie.