Stadio Lazio/ Lotito ci riprova: “Voglio lo stadio Flaminio”

Il patron biancoceleste torna a bussare in Campidoglio, e alza il tiro. Nei progetti c’è la gestione dell’area intorno allo stadio che comprende anche il PalaTiziano appena messo a nuovo

Articolo tratto da Repubblica Roma

di Riccardo Caponetti, Giulio Cardone

 

Dopo oltre un anno di pausa, Lotito preme il tasto play sull’ipotesi di far diventare lo stadio Flaminio la casa della Lazio. E rilancia per chiedere al Comune la gestione dell’area adiacente. Una soluzione per aumentare le opportunità di un investimento da più di 100 milioni che altrimenti, come spiegato più volte dal patron della Lazio, avrebbe troppi limiti.

Una premessa è d’obbligo: non c’è stato alcun passo concreto di Lotito, né una richiesta formale agli uffici del Campidoglio. È solo un’idea del presidente-senatore, forse l’unica soluzione per tentare di esaudire il sogno Flaminio dei tifosi biancocelesti.

Un progetto che potrebbe somigliare a quello realizzato da Cassa Depositi e Prestiti insieme all’Istituto del credito sportivo: 80 milioni per riqualificare il Flaminio e creare una cittadella dello sport che si estenda fino all’ex galoppattoio di Villa Glori.

Di fatto, i due proponenti vorrebbero gestire anche il PalaTiziano, rimesso a nuovo dal Comune, e il Circolo Tennis Paolo Rosi.

Lotito non mira al palazzetto, ma è invitante lo scenario di avere degli spazi intorno allo stadio, oltre a quelli interni per ristoranti, negozi e il museo della Lazio. Senza esagerare però sull’aspetto commerciale.

Insomma, una prospettiva più appetibile rispetto alla riqualificazione solo dell’impianto, su cui pendono i vincoli storici e architettonici del Ministero della Cultura. Capienza, parcheggi e copertura le tre necessarie partite da giocare.

Lotito ha studiato le carte, le ha ottenute ad agosto 2022 dal Dipartimento Sport. Conosce pregi e difetti dell’operazione. E più volte si è mostrato scettico a riguardo: «Laddove dovessero esserci delle problematiche insuperabili, e mi riferisco al numero degli spettatori, alle infrastrutture e a tutta una serie di requisiti necessari affinché una società investa nello stadio, troveremo un’alternativa. Roma – ha detto pochi giorni fa – è contornata da diversi comuni, come ad esempio Fiumicino, che ha tutti i requisiti per ospitare uno stadio».

Rimane difficile sbloccare la situazione Flaminio.

Lotito prima di salire in Campidoglio con un progetto vuole capirne prima la fattibilità, non intende perdere in partenza. Il Comune però prima della conferenza dei servizi, che si può aprire solo con uno studio di fattibilità, non può dare garanzie.

Da qui lo stallo tra le parti. Chissà se la vicenda del logo di Expo 2030, che dal weekend prossimo sarà sulle maglie della Lazio, possa avvicinare Lotito e il sindaco Gualtieri. Le porte del Campidoglio sono sempre state aperte, lo hanno ribadito negli ultimi 12 mesi tutti i membri della Giunta. Nessuno però prega la Lazio o obbliga Lotito.

Per recuperare il Flaminio, inserito nel dossier degli stadi per gli Europei 2032, la società biancoceleste infatti non è l’unica ancora di salvezza. Ci sono altre due strade che si sono aperte per il Comune.

La prima è il progetto di Cassa Depositi e Prestiti con l’Istituto del credito sportivo, l’altra è l’iniziativa in solitaria di Roma Capitale. Che può trovare fondi, chiedendo finanziamenti al governo sfruttando anche l’assegnazione degli Europei di calcio, per riqualificarlo. E farlo tornare a splendere, il Flaminio, ora simbolo di degrado e incuria.

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