Gualtieri a caccia di una banca. 7 milioni per la tesoreria del Campidoglio

Al via la gara per individuare un istituto cui affidare la cassa del Campidoglio. Nel 2015 lo stesso bando andò deserto

La storia è un po’ di quelle che si ripetono. Il Campidoglio è di nuovo sulle tracce di una banca disposta a gestire i flussi in entrata e in uscita della mastodontica macchina amministrativa capitolina (23 mila dipendenti). In una parola, la tesoreria. E così, dopo quella del debito, per il neo sindaco di Roma,  Roberto Gualtieri arriva un’altra potenziale grana: la ricerca di un istituti di credito presso cui aprire il conto corrente di Roma Capitale.

Per ricercare la banca cui affidare il servizio, finora gestito di proroga in proroga da Unicredit, il Campidoglio ha messo sul piatto 7,3 milioni. D’altronde, come si ricorda nei documenti di gara, “ciascuna istituzione comunale ha un proprio conto di tesoreria per i quali valgono le stesse regole previste per il Comune di Roma Capitale. Pertanto ogni obbligo del tesoriere è da intendersi come riferito all’ente”. E poi che “il servizio (di tesoreria, ndr) di cui al presente capitolato comprende anche il conto dedicato della gestione commissariale”, la scatola con in pancia il debito da 12 miliardi.

I famosi 12 miliardi ereditati da Virginia Raggi dalle precedenti giunte e ora scaricati in una bad bank finanziata per 200 milioni all’anno dai cittadini romani con un’aliquota Irpef dello 0,9%, di cui la metà girata proprio per sostenere i costi del debito. Nel 2015 la gara da 7 milioni di euro in 5 anni per l’affidamento “in concessione” del servizio di tesoreria di Roma Capitale e del servizio di cassa delle dipendenti istituzioni è andata deserta. Ora si vedrà.

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