Diciamoci la verità, il caso Anna Frank non è nulla di nuovo. Semmai, l’adesivo della bambina perita nei campi di concentramento nell’inverno del 1945, con indosso la maglia della Roma, può essere additato come il nuovo metro di misura dell’ignoranza umana, questo sì. Chi scrive, abbandonati per un po’ numeri e bilanci, sa bene che l’infame effige circola a Roma da diversi anni. Fino a poco tempo fa era possibile notarne qualcuno sui pali della luce o appiccicati sulle gialle fermate dell’autobus.
Ma allora, che cosa sta succedendo? Si scopre oggi l’antisemitismo in curva? Un virus che va di pari passo con la storia dell’uomo e che con ogni probabilità scomparirà quando al posto degli essere umani ci saranno nuove specie animali. Nessuna giustificazione, sia chiaro, quanto accaduto allo Stadio Olimpico con la Lazio è ignobile e deprecabile. Nella migliore delle ipotesi, pura e semplice ignoranza.
Ma proprio qui sta il problema del caso Anna Frank. Simili gesti non sono nuovi. Chi non ricorda lo striscione nella Nord inneggiante alla Tigre Arkan, o l’ancora più offensivo squadra di negri, curva di ebrei? Correva l’anno 2001. Polverone di rito, qualche Daspo o squalifica sparata qui e là e poi nient’altro.
Quindici anni dopo, ci risiamo. Stavolta con Anna Frank. Cambia la forma, non la sostanza. C’è da chiedersi solo una cosa. Perchè solo oggi ci si scandalizza per questo adesivo, quando nella Capitale se ne potevano vedere già un paio di anni fa? Ci voleva la bravata di qualche pischello per accorgersene? Al momento non c’è una risposta.
Qualcosa però si può fare. In un Paese a corto di spina dorsale, incapace di importare modelli vincenti stile inglese, basati su arresti lampo, processi veloci e pena effettiva scontata dietro le sbarre, si può solo lavorare sulle future generazioni. Perchè simili gesti, che offendono una memoria storica, non si ripetano più.
Insegniamo una volta tanto qualcosa di vero ai giovani mettendo per un attimo da parte l’I-phone. E smettiamola di far finta indignarci ogni volta scoprendo l’acqua calda.