Partecipate, per Raggi un buco da mezzo miliardo

Presentata la ricognizione delle spa del Comune. Colomban, senza salvataggio di Atac impossibile risanare il bilancio

C’è un buco nero nel bilancio del Comune di Roma che negli ultimi tre anni ha inghiottito quasi mezzo miliardo di euro. Sono le società partecipate, una galassia da 40 enti e quasi 50 mila dipendenti, in cui ora l’amministrazione di Virginia Raggi sta provando a mettere ordine.

Nel giorno in cui la Guardia di Finanza è piombata in Campidoglio per far luce sul alcune nomine della giunta grillina, il sindaco, accompagnato dagli assessori al Bilancio, Andrea Mazzillo e alle Partecipate, Massimo Colomban, ha presentato la prima ricognizione ufficiale sulle società partecipate. Un modo, per dirla con le parole della Raggi, “per cominciare a togliere la polvere da sotto il tappeto”. E in effetti di polvere ce ne è davvero tanta.

Tutto ruota intorno a un dato. Ogni anno il Campidoglio sostiene per gli enti controllati uscite pari a 1,6 miliardi di euro. Il problema è che solo la metà di questa spesa è coperta dalle tariffe o dai dividendi che le stesse società, qualora siano in utile, girano al loro azionista, cioè il Comune. In altre parole, tutto quello che non viene finanziato da tariffe o dividendi, va a ingrossare il deficit. Che ad oggi si attesta a 823 milioni di euro. Cifra destinata a salire ulteriormente, visto e considerato che la riorganizzazione promessa dallo staff di Colomban, entrerà a regime solo nei prossimi mesi. Nel complesso, negli ultimi tre esercizi, le spa del Comune hanno generato perdite complessive per 440 milioni di euro, quasi 150 milioni all’anno. Senza considerare gli 800 milioni di debito bancario, che ogni anno produce 40 milioni di interessi sui prestiti.

Il punto critico di tale disastro è naturalmente Atac, che per ammissione dello stesso Colomban, rappresenta il perno dell’intera operazione di risanamento. “Atac è la vera malata tra tutte le partecipate. Ma una volta risanata potremo dire di aver messo a posto l’intero bilancio comunale riferibile alle partecipate”, ha spiegato l’assessore. Che poi ha indicato il costo di una ristrutturazione della municipalizzata dei trasporti, allontanando le speranze di un risanamento di breve termine. “Abbiamo ereditato il non adeguamento di tutti i mezzi operativi: il 30% andrebbe rottamato e c’è un altro 20% che si rompe costantemente. Questo è il vero problema per ristrutturare l’Atac. Servirebbero 400 milioni per adeguare il parco mezzi, per questo è illusorio pretendere che in sei mesi riuscissimo a dare un servizio come quello di Milano, non avendo né i mezzi né le risorse per farlo”. Parte dei fondi necessari a rimettere in sesto Atac, potrebbero arrivare dalla liquidazione di sette partecipate, su cui Colomban ha annunciato l’immediata dismissione.

L’altro nodo è l’Ama, che a breve potrebbe rimanere anche senza direttore generale, dopo le dimissioni dalla giunta del responsabile dell’Ambiente Paola Muraro. Il bando per il nuovo direttore generale è comunque pronto, come ha assicurato la stessa Raggi, precisando come il mandato del dg Stefano Bina scadrà il prossimo 31 dicembre, salvo eventuali accelerazioni. Il primo cittadino ha comunque assicurato che non ci saranno scossoni in Ama, e che “il processo di risanamento andrà avanti. Ho assunto io ora le deleghe dell’ex assessore, con l’amministratore unico Antonella Giglio stiamo portando avanti un’operazione di efficientamento”.

Resta però da capire come e dove il Comune reperirà le risorse per riportare in equilibrio l’intero sistema delle partecipate. Da una parte l’amministrazione punta al Patto per Roma, ovvero ai fondi che lo Stato centrale passa agli enti locali. Ma per ottenere lo sblocco delle risorse, bisognerà interloquire con il nuovo governo Gentiloni, dal quale Raggi si aspetta un sì in tempi brevi. Nel frattempo però, come indicato da Mazzillo, occorerà lavorare sulla riscossione, ovvero il contrasto all’evasione dei bilgietti Atac, dalla quale si stimano maggiori entrate di 50 milioni l’anno. E poi, il possibile accorpamento di alcuni servizi di Ama e Acea, con un gruppo di lavoro appena costituito e incaricato di studiare delle sinergie.

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