Identità comune a scuola, divisa per tutti e stop cellulari

Fosse la volta buona per far passare nelle scuole il concetto di parità sociale. Il ministro Valditara nega i cellulari in classe e il presidente Macron vuole le divise per tutti. Stop alle scuole "passerelle"

Il 20 dicembre 2022 è stata diffusa nelle scuole la circolare, firmata dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che contiene le indicazioni per il divieto di utilizzo dei cellulari in classe definendoli, fra l’altro, come un elemento di distrazione ribadendo quanto espresso dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007. Bella iniziativa, peccato però che, molto probabilmente, farà la fine della circolare ministeriale sopracitata, perchè mai come ora il telefonino è fedele compagno di banco degli studenti.

Il ministro, fra l’altro, dimentica che esiste anche lo smartwatch che da orologio intelligente soddisfa talmente tante funzioni da rendere facilmente “aggirabile” la nuova circolare, e dimentica anche che il dibattito telefonino si telefonino no ci perseguita da un sacco di tempo grazie, soprattutto, alle continue e dannose interferenze dei genitori che pare vedano la scuola come un luogo pieno di pericoli tanto da giustificare, sempre e comunque, un possibile sos del pargoletto.

E mentre il nostro ministro si focalizza sui cellulari in Francia parte l’ennesima crociata a favore dell’uso egualitario della divisa/grembiule. Macron ne ha proposto l’uso sperimentale in un centinaio di scuole per poi estenderlo ovunque dal 2026.

Naturalmente è partita una salva di fischi che contrappone il sacrosanto senso di parità sociale espresso dal Presidente al dannato bisogno di apparire e di farsi guardare.

A Marsiglia l’argomento divisa è stato valutato con un voto online: il 75 per cento dei quasi 400 studenti dell’istituto ha partecipato alla consultazione e il 66% ha respinto la proposta. Giustificazione della scelta è stata che indossare una divisa significava per loro «fare un passo indietro», tornare ai tempi dei loro nonni; altri hanno detto che i vestiti sono un’importante forma di espressione personale. E questa affermazione ci pare contenere quanto di più decadente possa esprime la nostra società odierna.

Nessuno desidera fare o imporre passi indietro ma l’abito che, al primo colpo d’occhio, rimanda ad un senso di ordine, di appartenenza e di equivalenza socio-economica sarebbe una mano santa per arginare anche il fenomeno della bullizzazione che serpeggia troppo spesso fra i banchi.

Studenti logati e non equivale a far passare il concetto di studenti di serie A e B e senza che questo abbia, poi, un diretto riscontro sul rendimento scolastico.

Fatta salva la dignità individuale pensiamo che, proprio dai primi passi che il singolo compie nell’ambito collettivo, possa svilupparsi il concetto di rispetto per le differenze sociali o di genere.

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