Anziani a Roma, i fondi del governo potrebbero non bastare per tutti

Nella Capitale circa 300 mila over 65 hanno problemi di autosufficienza. Le associazioni che se ne occupano per ora caute sugli effetti del provvedimento

A Roma e nel Lazio gli over 65 sono 900 mila, ma di questi circa 300 mila hanno problemi di autosufficienza. Un esercito di persone che ha bisogno di badanti, e circa la metà di quei 300 mila non raggiunge un reddito di 11 mila euro l’anno. Il provvedimento sugli anziani voluto dal governo quindi nella nostra città rischia di interessare una popolazione davvero sterminata.

S. Egidio, Acli, Auser: presto per dare un giudizio ma attenzione alle risorse

Le associazioni che si occupano di assistenza agli anziani, da S. Egidio, alle Acli, all’Auser per ora non si esprimono perché vogliono vedere nel dettaglio il provvedimento. Certo, quel miliardo di euro rischia di non ricadere su tutti gli aventi davvero bisogno. Infatti i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e UIL hanno affermato che “occorre individuare un percorso certo che accompagni i decreti attuativi, per un progressivo e consistente incremento dei fondi, sociali e sanitario, per la non autosufficienza. Sappiamo bene che per fronteggiare seriamente l’invecchiamento della popolazione è fondamentale aumentare anche le risorse: le attuali non sono assolutamente proporzionate ai bisogni”.

Gli anziani più presenti nei quartieri nord

Ma quali zone sono le zone deve gli anziani più presenti a Roma?  I valori più elevati si trovano prevalentemente nella periferia storica a nord (Val Melaina e Conca d’Oro), sud (Don Bosco e Valco San Paolo) e ovest (Eroi, Aurelio Nord e Pineto) con picchi intorno al 29-30%. I valori più bassi si registrano invece nelle zone di recente urbanizzazione a cavallo del GRA, soprattutto nella periferia orientale: Omo (6%), Magliana (a ovest, 8%), Sant’Alessandro (8,5%), Acqua Vergine e Barcaccia (9%).

Gli assistenti sociali: ora piú servizi

Gli assistenti sociali a Roma si “aspettano, non per noi, ma per i 10 milioni di persone coinvolte nel problema – anziani, famiglie, professionisti – presenza di servizi nei territori, in tutte le regioni e quindi adeguati investimenti e politiche rivolte a servizi domiciliari, diurni, residenziali, anche con nuove forme dell’abitare pensati per rispondere ai bisogni di salute delle persone anziane non autosufficienti. Questi insieme a centri multiservizi e servizi integrati sociosanitari”.

Per Confcooperative è un passo importante 

Giuseppe Milanese, Presidente di Confcooperative Sanità, afferma che è “un primo grande passo per il quale, in modi e con funzioni diversi, Confcooperative Sanità ha lavorato responsabilmente nell’ultimo decennio, provando a raccordare tutte le forze politiche intorno a questo importante progetto. Va dato atto al Governo in carica e particolarmente al Vice Ministro Maria Teresa Bellucci di aver dimostrato acuta sensibilità ad un tema necessario quale la qualità della salute durante la vecchiaia e altrettanta capacità ad affrontare il problema sul piano normativo e finanziario”.

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