Femminicidio Petrangeli: chiesto ergastolo per Molinaro, “non fu raptus ma frutto di una cultura che normalizza il controllo”

La fisioterapista è stata uccisa a colpi di fucile dall'ex compagno il 4 luglio scorso in via degli Orseolo, in zona Portuense a Roma

La procura di Roma ha chiesto la condanna all’ergastolo, con isolamento diurno di 18 mesi, per Gianluca Molinaro, accusato dell’omicidio di Manuela Petrangeli, la fisioterapista uccisa a colpi di fucile dall’ex compagno il 4 luglio dello scorso anno in via degli Orseolo, in zona Portuense a Roma.

La pm Antonella Pandolfi nel corso della requisitoria ha sostenuto che la vita di Manuela “è stata strappata per mano di chi non ha accettato la fine di una relazione, prigioniero di un modello retrogrado e patriarcale che considera la donna proprietà” e che “Molinaro non è stato vittima di un raptus” ma il gesto “è frutto di una cultura che normalizza il controllo e trasforma la gelosia in potere”. Nel procedimento Molinaro è imputato con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dallo stalking, di detenzione abusiva di armi e in relazione a quest’ultima accusa, anche quella di ricettazione.

“L’omicidio di Manuela non è stato un raptus, ma la cronaca di una morte annunciata, un’esecuzione fredda, lucida e premeditata, lui diceva di essere una bomba a orologeria, di voler eliminare un problema e quel problema era Manuela”, ha affermato la pm Pandolfi nel corso della requisitoria, durata oltre due ore.

“Manuela – ha spiegato – era una donna forte, solare, determinata che è stata barbaramente uccisa, strappata ai suoi affetti più cari per mano del padre di suo figlio, Gianluca Molinaro, un uomo vittima di se stesso e delle sue ossessioni patologiche, vittima del più brutale arcaico e ancestrale modello del patriarcato nella relazione uomo-donna, frutto di stereotipi che Molinaro ha interpretato nel peggior modo possibile.

La pm ha inoltre fatto riferimento alla data di oggi. “Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e sento la necessità di ricordare Manuela, strappata ai suoi affetti, e la negazione della sua libertà: nessuna giustificazione può trasformarsi nel diritto di vita o di morte”, ha affermato. Nel corso della requisitoria sono stati ricordati anche alcuni degli audio che Molinaro aveva mandato a Manuela dopo la fine della loro relazione e poco prima del femminicidio, contenenti offese e minacce.

“Molinaro è un uomo che non è riuscito dopo tre anni e mezzo a superare la separazione, covando rabbia cieca e ossessione patologica verso la vittima. Ha pianificato in maniera fredda e lucida l’eliminazione della madre di suo figlio – ha sottolineato-. Una cosa è certa: i messaggi vocali di Molinaro dicono molto più di mille testimoni”.

La pm ha poi ribadito che Manuela “era una professionista stimata, una donna che aveva scelto e voluto ricostruirsi a 50 anni una vita. Invece è stata strappata per mano di chi non ha accettato la fine di una relazione, prigioniero di un modello retrogrado e patriarcale che considera la donna proprietà, combinato con una personalità gravemente disfunzionale, ossessiva e gelosa. Molinaro non è stato vittima di un raptus. È frutto di una cultura che normalizza il controllo e trasforma la gelosia in potere, che alimenta l’idea che ‘se non sei mia, non sarai di nessuno’. Una cultura che sommata a tratti patologici ha generato un proposito omicidario lucido, perseguito per mesi. Oggi in quest’aula si chiede di fare giustizia per Manuela e suo figlio. Questa corte deve affermare con forza che nessuna giustificazione, fragilità e nessun dolore può trasformarsi in diritto di vita e di morte su un altro essere umano. Per questo non chiedo condanne esemplari, ma una condanna giusta, che faccia giustizia”.

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