Mille euro per una relazione psicologica che permettesse ai detenuti di poter usufruire di alleggerimenti del regime detentivo. C’e’ anche questo nell’indagine svolta dai carabinieri della compagnia di Frascati e dagli agenti della polizia penitenziaria all’interno del carcere Rebibbia di Roma. In realta’ sono due i filoni di indagine che, questa mattina, hanno portato, ad una raffica di arresti e altre misure restrittive per 32 indagati. Un filone porta dritto ad uno psicologo del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’Asl Roma 2 operante presso la Casa Circondariale di Rebibbia. Per questo filone “sanitario”, sono stati eseguiti due arresti con detenzione domiciliare, di cui uno per lo psicologo. Ad altri due indagati e’ stata notificata la misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno. Ai 4 sono contestati i reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorita’ giudiziaria, falsita’ ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente. Le indagini sono cominciate nel giugno 2017 e sono diventati ben presto di interesse della procura antimafia di Roma che ha coordinato carabinieri e agenti della penitenziaria.
Troppo spesso e in maniera sospetta i detenuti del carcere di Rebibbia potevano usufruire della concessione di benefici penitenziari quali la prosecuzione dell’espiazione della pena con misure alternative alla detenzione e meno afflittive, quali il collocamento in comunita’ terapeutiche. Ben presto le attenzioni si sono concentrate sullo psicologo indagato e delle modalita’ con cui indirizzava i detenuti a misure alternative alla detenzione ai fini di seguire trattamenti terapeutici dovuti a finti stati di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche. In un’occasione e’ stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo della somma di mille euro, da parte di un detenuto, in cambio della redazione, peraltro nei tempi dettati dallo stesso detenuto, di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari. E’ stato inoltre ipotizzato e circostanziato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti, anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D., finalizzato a rintracciare “nuovi” detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.
Lo psicologo, inoltre, secondo gli investigatori della polizia penitenziaria, e’ indagato per una turbata liberta’ per l’affidamento di un bando da 100mila euro per un progetto della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”, effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dagli altri indagati, tutti operatori volontari del Ser.D. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando e’ stata revocata a seguito del riscontro di alcune anomalie circa l’organizzazione dell’associazione, ritenuta non “congrua e sostenibile” dal presidente della commissione giudicatrice.
Il faro puntato sulle attivita’ dello psicologo ha permesso agli investigatori di scoprire un altro filone legato ad un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano, che si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo oggi arrestato. Il ramo dell’inchiesta si e’ staccato dal primo nel marzo 2018 quando i carabinieri di Frascati hanno cominciato ad interessarsi delle attivita’ del narcotrafficante e dei suoi collegamenti che aveva direttamente nel carcere capitolino. L’uomo, grazie alla complicita’ di due avvocati, solo uno dei due arrestato, riusciva a gestire la rete del traffico direttamente dalla sua cella dettando ordini ai solidali che operavano nei quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecitta’-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo. I legali, secondo gli investigatori, trasmettevano messaggi e direttive ai sottoposti e che, si ipotizza, abbiano anche introdotto nel carcere telefoni cellulari e droga. I successivi approfondimenti investigativi, svolti dai carabinieri tramite pedinamenti, servizi di osservazione e attivita’ tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di due distinte ed articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati: una con a capo il narcotrafficante detenuto, che ha visto la partecipazione, peraltro con ruolo apicale, anche di un altro importante narcotrafficante romano recentemente deceduto suicida, e l’altra che la riforniva, anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), con al vertice un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Nel corso dell’attivita’, a riscontro delle indagini, sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 chili circa di cocaina, complessivi 1,5 chili di marijuana e hashish, 2 pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84mila euro. Nel corso delle fasi operative dell’esecuzione delle ordinanze, questa mattina, a Tor Bella Monaca, i carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato gia’ destinatario di ordinanza, poiche’ trovato in possesso di 200 grammi di cocaina; in zona Nuovo Salario, i carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiche’ trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 chilo, 220 grammi di marjuana e 7mila euro in contanti. In un’officina di Torvajanica i carabinieri hanno rinvenuto all’interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti 69.940 euro in contanti e 3 Rolex per un valore complessivo di oltre 160mila euro. In altri 3 obiettivi, i carabinieri hanno sequestrato la somma in contanti di 19.320 euro e altri due Rolex per un valore di circa 30mila euro.