Aumento biglietti Atac, cosa succede tra Comune di Roma e Regione Lazio?

Sul tavolo la prospettiva inquietante di 3 scaglioni diversi di BIT: per turisti, per romani, per pellegrini

Veleni incrociati, rimbalzo di responsabilità, gioco delle parti, scontro politico, confusione, incertezza e proposte paranormali. Sono gli ingredienti con i quali si sta condendo il dossier che riguarda l’aumento del costo dei biglietto a Roma. Come già raccontato da Radiocolonna in esclusiva, il Comune di Roma – tramite l’assessore alla mobilità Eugenio Patané – ha espresso l’auspicio che l’aumento del biglietto a 2 euro avvenga prima del Giubileo del 2025. Ma la partita riguarda anche un altro soggetto di peso, la Regione Lazio, che non ha l’esigenza del Campidoglio di chiudere il contratto di servizio di Atac, scaduto nel 2021 e ora in proroga. Regione Lazio che non vive in prima persona l’impellenza di trovare 22 milioni di euro per coprire i costi del servizio pubblico e che – di conseguenza – può avanzare qualche distinguo e proposte alternative per marcare la distanza con un comune guidato dalla parte politica avversa.

In sintesi, la Regione Lazio è contraria ad un aumento generalizzato delle tariffe (su cui ha la competenza finale) e spera che la quota del Fondo Nazionale Trasporti possa essere aumentata in modo strutturale e significativo (circa 250 milioni) per scongiurare in toto gli aumenti. Qualora questo incremento non ci dovesse essere, un’idea sul tavolo è quella di far passare il BIT per i turisti a 2,5 euro, per i pellegrini del Giubileo a 1,60 euro e per i cittadini di Roma e del Lazio un biglietto integrato a tempo il cui costo andrebbe quantificato in base all’ISEE.

Insomma, un caos totale che rischia di complicare un quadro già complesso dove – viceversa – servirebbe chiarezza, semplicità e coraggio nelle scelte. Se la Regione Lazio e il Comune di Roma – limate le dannose schermaglie politiche – scommettono su un rilancio tangibile del trasporto pubblico nei prossimi anni, ben venga un aumento generalizzato del BIT, magari riducendo in modo significativo il costo dell’abbonamento annuale. Se invece si ritiene che l’aumento non vada di pari passo ad un miglioramento del tpl, si aumenti il biglietto a partire – ad esempio – dal 2028. La presenza simultanea di 3 fasce di prezzo nel 2025 darebbe adito a dinamiche grottesche e truffaldine. Immaginiamoci un turista assolutamente disinteressato al Giubileo, spacciarsi per pellegrino e risparmiare quasi 1 euro a BIT. O cittadini romani con un ISEE basso fare incetta di BIT per darli a chi non avrebbe diritto alla tariffa calmierata. Il caos.

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