Bologna, cuore di quella Emilia-Romagna tanto artigiana, quanto industriale e polmone della manifattura italiana. In platea, per l’Assemblea di Confindustria, presso il Teatro EuropAuditorium, c’era anche Giorgia Meloni, unitamente a un buon pezzo di governo, dai ministri Adolfo Urso, Antonio Tajani, Gilberto Pichetto Fratin, Anna Maria Bernini, passando per il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
La prima proposta arrivata dal leader degli industriali, Emanuele Orsini, è quella che va nella direzione di un grande piano industriale per l’Italia. E per l’Europa. Le quali “affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale. Per questo Confindustria propone un piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale”, ha esordito Orsini, rivolgendosi direttamente a Meloni e Metsola. All’Italia, secondo Orsini, serve “un cambio di marcia fatto di scelte forti perché al netto dell’effetto dei dazi, dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza ed è ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”.
Bisogna, quindi, “cambiare prospettiva. Anzi, ribaltarla”, ha spiegato il leader di Confindustria sottolineando la necessità e l’urgenza di “lavorare tutti insieme, industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati, ad un vero piano industriale straordinario per l’Italia”. Quanto all’Europa, secondo Orsini, “alle politiche europee serve un radicale mutamento di impostazione: le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra”. Dunque, “bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta”.
Il piano industriale straordinario europeo, nel disegno del presidente di Confindustria, “deve essere basato su due leve: la prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un New Generation Eu per l’industria” e un mercato dei capitali realmente unico e integrato; la seconda sono le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità, economica, sociale e ambientale”. E dunque, “deve finire la logica per cui, oggi, per le istituzioni europee la norma è l’obiettivo, a prescindere dagli effetti prodotti sull`economia reale e sulla società. Perché andare avanti così significa sbattere contro un muro. E noi i muri li vogliamo abbattere”.
Orsini ha fatto poi altre considerazioni di ampio respiro, rimanendo sempre sull’asse Italia-resto del mondo. “Adesso è giunto il tempo della responsabilità, del coraggio, della determinazione. Per un’Europa più forte. E per un’Italia ancora più grande. Per un mondo nuovo servono strumenti nuovi e un patto nuovo tra tutti noi. Tra forze politiche e sociali. Abbiamo dimostrato di avere la capacità di superare momenti difficili affrontandoli tutti insieme. Guardando all’interesse comune”. Nel merito, ecco da Confindustria un appello per un’intesa con i sindacati sulla sicurezza nel lavoro. Sulla quale è “fondamentale un accordo tra governo, aziende e sindacati affinché tutte le imprese siano spinte ad investire di più in formazione e prevenzione, usando anche l`avanzo Inail che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro ogni anno versati dalle imprese. Gli incidenti diminuiscono solo se battiamo con più forza la via della prevenzione e della formazione, non smetterò mai di dire che ogni morte sul lavoro è un fallimento per tutti”.
L’altra grande pax, è quella commerciale. E qui le imprese hanno chiamato i tanto detestati dazi alle esportazioni. “Le guerre commerciali tra alleati sono dannose e incomprensibili. Mentre negoziamo con l’amministrazione americana, al momento, l’Unione europea ha scelto di evitare la collisione con gli Stati Uniti, scelta che condividiamo, dobbiamo accelerare sugli accordi di libero scambio con altre aree del mondo. Sono un antidoto al protezionismo e il principale strumento per diversificare gli sbocchi del nostro export”, ha aggiunto Orsini. “Dopo aver aggiornato gli accordi con Cile e Messico, l’Unione europea deve assolutamente concludere quello con il Mercosur. È possibile che non ci sia ancora una data per il voto sul Mercosur?”, si è chiesto Orsini parlando agli imprenditori. Secondo il Centro Studi di Confindustria, ha evidenziato Orsini, “l’economia italiana, anche in assenza di nuovi dazi, sarebbe cresciuta nel 2025 di uno 0,6%. Comprendiamo che l`Europa debba spendere di più e meglio per la propria difesa. Ma la guerra commerciale va affrontata con la stessa determinazione e con investimenti straordinari altrettanto necessari”.