Fiorucci, ennesima crisi industriale per Roma

La Capitale è reduce da anni di fughe di imprese. Ma stavolta è diverso, non è una delocalizzazione. Il caso che agita Pomezia (e Roma)

Stavolta non è una fuga, come se ne sono viste in passato. Ma una bomba sì. Esplosa per la precisione lo scorso  27 di novembre, in casa Fiorucci, a Pomezia. Con l’avvio della procedura di mobilità per i 216 lavoratori dei salumifici Fiorucci. La manovra era nell’aria e si era palesata quando, lo scorso agosto, l’azienda era passata di proprietà dalla multinazionale messicana Sigma Alimentos a due fondi, il tedesco Navigator Group e l’irlandese White Park Capital. E si sa come agiscono i fondi. Tanto, che il canovaccio si è ripetuto con Fiorucci.

I due stabilimenti coinvolti al momento sono quello romano di Pomezia, con 200 esuberi, e quello di Parma con 16 esuberi. Il problema c’è, perché Roma, già alle prese con una desertificazione industriale conclamata, rischia di perdere un altro pezzo della sua economia. La quale poggia non solo sui servizi, ma anche sulla manifattura, inclusa quella alimentare. Pomezia, poi, è da sempre un polmone dell’industria laziale e capitolina, a cominciare dal polo farmaceutico.

Eppure, Fiorucci sembra voler chiudere bottega. Non a sentire il ceo dell’azienda, però. “Le iniziative che prendiamo oggi”, ha dichiarato Claudio Rustioni, amministratore delegato di Fiorucci Spa,  “hanno l’obiettivo di fare in modo che la storia del gruppo prosegua, che gli stabilimenti restino in Italia e continuino a generare benessere nel loro territorio di riferimento. Le azioni che abbiamo previsto sono indispensabili e non più rinviabili se vogliamo salvaguardare il futuro dell’impresa. Grazie ai nuovi finanziamenti l’azienda, in questo momento, non ha posizioni debitorie e dispone di liquidità sufficiente per garantire continuità operativa e di pagamenti”.

Ma i lavoratori la pensano diversamente. I sindacati sono preoccupati, in particolare, per il ricorso al contoterzismo, e contestano le cifre del piano di rilancio, che l’azienda ha fissato in 30 milioni in 6 anni, a fronte di 9 milioni all’anno di risparmi ottenuti con il solo licenziamento dei lavoratori. A Roma e dintorni non è calma piatta.

(Foto Fiorucci)

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