Metro C, una stima ragionevole sui tempi per vedere la metro fino a Farnesina

Il 13 dicembre apriranno Porta Metronia e Colosseo. Salviamo la Metro C: sbagliato parlare di tempistiche bibliche

Fatta una stazione, si pensa già a quella successiva. La grande attesa per l’inaugurazione delle due nuove fermate della Metro C volge al termine, visto che il 13 dicembre i romani potranno avere a disposizione altre due fermate della terza metro capitolina.

Soprattutto per via dell’importante (e attesissimo) collegamento con la Linea B.

A dispetto di ciò che si possa pensare e andando contro in sentire comune sull’argomento, le tempistiche che hanno riguardato l’apertura delle due stazioni non sarebbero state scandalosamente lunghe. A dirlo è Salviamo la Metro C, comitato di esperti e di utenti che non ha mai lesinato critiche verso chi – negli anni – si è trovato a dover gestire il dossier-Metro C. In sintesi: la tratta ha ricevuto il finanziamento nel 2013 e 12 anni di lavori non sarebbero di certo uno scandalo.

Ma il caso Porta Metronia-Colosseo può essere utile anche per abbozzare delle stime su quando sarà possibile vedere l’intera linea attiva sino a Farnesina.

La previsione, secondo i calcoli del comitato, è che Colosseo sarà pronta nel 2033 mentre Chiesa Nuova-Farnesina intorno al 2036.

“È opportuno sottolineare ancora una volta come il finanziamento a ‘spezzatino0, una tratta per volta, sia il vero male che ha afflitto la metro C: se fosse stata finanziata interamente fin dall’inizio, sarebbe stata costruita e inaugurata fino a Farnesina nel giro di 12 anni – spiega il comitato –  Invece proprio la tratta che verrà inaugurata il 13 dicembre consta di sole due stazioni, costruite in 12 anni nei quali si sarebbe potuto lavorare anche sulle tratte successive (i cui lavori sempre circa 10 anni dureranno). Invece questi 12 anni ci hanno fruttato le sole Porta Metronia e Colosseo”.

Da qui l’esigenza di continuare a cantierizzare il più possibile e il prima possibile i progetti ‘su ferro’ per la mobilità di Roma.

“Indubbiamente stiamo parlando comunque di investimenti di tempo e di denaro importanti, ma si tratta appunto di investimenti e non di costi: bisogna andare oltre il pensiero comune dell’opera costosa e abbracciare quello dell’investimento fruttuoso – concludono – invece di chiedere lo stop dei cantieri al minimo intoppo o disagio, bisogna esigere che se ne aprano altri il prima possibile, per continuare a investire in modo utile le nostre tasse e usufruire dei relativi prodotti il prima possibile”.

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