Rifiuti: a che distanza sono gli obiettivi di Roma

Tra una quindicina di giorni a Roma termina la rimozione della discarica abusiva di Ponte Mammolo, andata a fuoco due volte nel 2023 e nel 2024.

Un momento durante il sopralluogo nella discarica abusiva a Ponte Mammolo, a Roma.

Tra una quindicina di giorni a Roma termina la rimozione della discarica abusiva di Ponte Mammolo, andata a fuoco due volte nel 2023 e nel 2024. L’azienda comunale per i rifiuti Ama, che ha avviato le operazioni a dicembre scorso, sta intervenendo su una prima parte dell’area interessata dai roghi e stima di dover rimuovere almeno 500 tonnellate di scarti. Il 16 gennaio, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in occasione di un sopralluogo nel quadrante ha fatto sapere che l’amministrazione comunale è già intervenuta su 300 siti di sversamento illegale, ma “ce ne sono ancora tanti e intendiamo bonificarli tutti”, ha precisato. Tra le attività principali, in questa direzione, sono state ricordate quelle nel parco di Monte Mario, nelle aree di via della Magliana all’altezza della stazione Muratella e di via Isacco Newton per un costo complessivo di 80 mila euro, l’intervento al parco Tevere Roma Sud per un costo di 300 mila euro.

La scorsa primavera è partito il nuovo contratto di servizio di Ama e, seppure qualche segnale di incoraggiamento si è visto, è in questo anno – in cui la priorità per l’amministrazione è la messa a terra dell’ordinario e la gestione dello straordinario legato agli eventi giubilari – che le tappe si fanno serrate. Tra poco più di due mesi, a marzo, è attesa la posa della prima pietra del termovalorizzatore.

Croprogramma alla mano, dovrebbero essere pronti già da metà dicembre – ma ancora non se ne sa nulla – i progetti per la realizzazione dei due biodigestori per la frazione umida, uno a Cesano e l’altro a Casal Selce, e dei due impianti per il trattamento dei multimateriali, uno a Rocca Cencia e l’altro a Ponte Malnome. Anche qui la posa della prima pietra è prevista nei primi mesi del 2025, salvo intoppi.

Altro capitolo, riguarda la raccolta differenziata. A dicembre, secondo i più recenti dati diffusi dall’agenzia regionale Arpa sul finire dello scorso anno, la quota di scarti avviati a riciclo o recupero a Roma nel 2023 è stata pari al 46,6 per cento. E seppure cresce di 1,5 punti percentuali, rispetto al 2019, la differenziata nella Capitale è ben al di sotto del valore minimo di legge fissato al 65 per cento nell’ambito dei rifiuti urbani. Per offrire un incentivo, i 2.000 nuovi cassonetti arrivati stamattina, e destinati a via Appia Nuova e via della Magliana, saranno sistemati tutti nello stesso ordine, sempre e ovunque, colore per colore: per aiutare la popolazione a non fare confusione e per coadiuvare anche i ciechi nelle operazioni. L’obiettivo dell’amministrazione è arrivare al 50 per cento di differenziata nel 2026, anche grazie a nuove tecnologie come il monitoraggio a distanza digitale che consente di differenziare parte della frazione secca anche nei nuovi cesti gettacarte. Tuttavia, significherebbe fare oltre 3 punti percentuali in due anni, in pratica 7,5 volte la media dello 0,4 degli ultimi 4 anni, per poter arrivare nel 2027, quando il termovalorizzatore sarà in funzione, ad avere un avanzo di indifferenziata pari a 600 mila tonnellate annue.

“Obiettivo/i” particolarmente “sfidante/i”, si può dire, pescando nel novero del vocabolario caro agli ottimisti. Soprattutto, tenendo conto che l’anno si è aperto con una cattiva notizia, lo stop da parte del Tar all’ordinanza commissariale che consentiva al Comune di Roma di conferire 100 mila tonnellate l’anno di scarti dalla Capitale al Tmb di Guidonia, in provincia di Roma: il che ha comportato una riorganizzazione delle quote spedite in altri impianti con i quali c’erano già accordi. Per ora, comunque non si registrano crisi all’orizzonte, l’anno però è appena iniziato.

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