Roma e Medellín, il caos dei trasporti pubblici

Il caso di Medellín, città colombiana per anni al centro di violenze e disagio sociale, ci dimostra però che anche su questo tema un miglioramento è possibile

Gli autobus che negli ultimi mesi abbiamo visto in fiamme nelle strade di Roma sono un’immagine eloquente dell’acuta fase di crisi dei trasporti pubblici che la capitale d’Italia sta vivendo. Dopo cinque anni di governo e numerose promesse, l’amministrazione Raggi non è riuscita a trovare soluzioni efficaci a questo problema. Il caso di Medellín, città colombiana per anni al centro di violenze e disagio sociale, ci dimostra però che anche su questo tema un miglioramento è possibile.

I colli di Medellín

Come Roma, Medellín sorge su una serie di colli, ma di gran lunga più ripidi e quindi più difficili da collegare con i mezzi pubblici. Per molti anni le difficoltà morfologiche hanno isolato le periferie, escludendole dalle opportunità del centro. Così nelle periferie sono proliferate le attività criminali: basti pensare che a causa del cartello di Pablo Escobar, tra il 1990 e il 2002 Medellín ha registrato oltre 50mila omicidi, una media di 11 omicidi al giorno. E persino gli sforzi della polizia sono stati vanificati dalla geografia dei quartieri, tanto inaccessibili da aiutare i narcotrafficanti a nascondersi e a eludere la legge. Solo quando a dicembre del 1993 Pablo Escobar venne catturato dalla polizia colombiana, la città poté tirare un sospiro di sollievo. Ma la pace non sarebbe durata a lungo se la stessa situazione di isolamento e disagio delle periferie fosse proseguita. Senza un intervento radicale, queste stesse condizioni avrebbero favorito il risorgere di nuovi gruppi criminali, con conseguenze disastrose per il futuro della città.

Per questa ragione la strategia di rilancio iniziò proprio dalle periferie, di gran lunga le aree più problematiche della città. Sotto la direzione del municipio, ogni Comuna, o quartiere, avrebbe formato delle assemblee e raccolto idee e opinioni sulle esigenze dei residenti, un’iniziativa che attirò consensi immediati dai cittadini. Da questi primi incontri emerse il profilo di una città frammentata e demoralizzata, unita solo nel desiderio di veder cambiare le cose. Ad iniziare dai trasporti urbani che rendendo gli spostamenti più fluidi avrebbero amalgamato la popolazione. La situazione di partenza era disastrosa: il viaggio dal centro cittadino al quartiere periferico di Santo Domingo, per esempio, richiedeva in media due ore, inclusa una vera e propria scalata sul fianco di una collina, una barriera che impediva a molti di accedere ai servizi e alle opportunità della città.

Nonostante la raccolta di queste preziose informazioni, i successivi sei anni videro pochi cambiamenti, principalmente a causa dei lunghi tempi di progettazione e la carenza cronica di fondi. La situazione cambiò nel 2000 quando il Governo, sotto la guida del sindaco Luis Pérez, riuscì a concludere un negoziato con la EPM, la principale società fornitrice di elettricità, acqua e gas di Medellín, per ottenere un contributo annuale di 400 milioni di dollari all’anno. Pronti i progetti, e disponibili i fondi, la trasformazione di Medellín ebbe finalmente inizio. Nel 2002 vennero completate le scale mobili nella Comuna 13, un quartiere particolarmente inaccessibile per via della pendenza delle strade. Il progetto permise ai cittadini, che prima dovevano affrontare delle salite di centinaia di metri a piedi, di entrare e uscire dal quartiere con facilità.

La Metrocable

Sotto il nuovo sindaco Sergio Fajardo, nel 2004 venne completata l’iconica funivia urbana di Medellín, la Metrocable. La funivia, unica nel suo genere al tempo, collegava il quartiere di Santo Domingo al centro, riducendo il tempo di viaggio da due ore a circa venticinque minuti, garantendo a migliaia di persone l’accesso a servizi e lavoro. A questo si aggiunsero altri progetti di educazione extrascolastica e di consultazione, per la maggior parte concentrati nelle periferie.

I progetti diedero un nuovo impulso alla vita dei quartieri periferici, che videro una progressiva diminuzione della criminalità, dai 266 omicidi ogni 100.000 abitanti del 1991, ai 23 per 100.000 del 2019. Non solo, la Metrocable e le scale mobili rafforzarono l’immagine di Medellín nel mondo, che ha visto anche una crescita del turismo, dai 540mila turisti annui del 2002, fino ai 2,5 milioni del 2016.

La rivoluzione digitale

Ma i miglioramenti non devono essere mai dati per scontati. Nonostante i successi, i primi anni del 21esimo secolo videro il delinearsi di una nuova spaccatura tra il centro e le periferie, questa volta causata dalla rivoluzione digitale. Questa si avviò prima nel centro cittadino e solo successivamente, e in modo marginale nelle periferie. A lungo andare, questa diseguaglianza nell’erogazione dei servizi avrebbe svantaggiato i cittadini delle periferie, annullando un decennio di sforzi e investimenti.

La visione dell’amministrazione comunale fu determinante. Il dialogo tra il comune e le comunità locali, nonché i dieci anni di innovazione e successi, avevano emancipato i cittadini di Medellín che ora non solo ne vedevano i frutti, ma prendevano anche parte attiva nella realizzazione di nuove iniziative. Forte del sostegno popolare, nel 2012 il comune di Medellín, guidato da Aníbal Correa, iniziò a portare la rivoluzione digitale anche nelle periferie più isolate. Vennero create 150 aree per l’accesso al Wi-Fi pubblico, forniti 500 computer in vari luoghi della città, e anche avviati dei corsi di educazione digitale, il tutto rigorosamente gratuito e dal facile accesso.

I successori di Correa continuarono a seguire questo modello, includendo i cittadini nella formazione della città, producendo così una serie di progetti innovativi, mirati, e soprattutto efficaci. Dal 2012 in poi vennero creati numerosi programmi di inclusione sociale, quali centri di consultazione per donne in gravidanza, sistemi di assistenza sanitaria online, e anche programmi educativi e sportivi per i giovani.

Anche Portland e Città del Messico guardano al suo esempio

Oggi, Medellín prosegue il suo percorso di dialogo e innovazione, riscontrando un tale successo che alcune altre città delle Americhe come Portland e Città del Messico ne hanno emulato i caratteri più superficiali, quali le funivie urbane. Anche Roma può prenderne esempio, adottando o emulando i caratteri che hanno fatto della capitale della droga una delle città più innovative al mondo. Se Medellín è riuscita a tirarsi fuori da una situazione di tale disperazione, non c’è motivo di pensare che Roma non possa eliminare il fardello dei trasporti pubblici inefficienti.

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