Ambulanti protestano a Roma per la scure Bolkestein

Ambulanti in crisi per le scadenze della Bolkestein e oggi scendono in piazza a Roma. Troppo incerte e fumose le scelte del Governo. Nella Capitale fanno parte del tessuto sociale e commerciale della Città. Mettere a gara le licenze esistenti vuol dire gettare sul lastrico migliaia di lavoratori e privare un gran numero di cittadini dei loro abituali e "abbordabili" punti di acquisto

La protesta degli ambulanti a Roma photo credit: Jacopo Nassi per Radiocolonna

Le bancarelle nelle strade di Roma non si devono toccare. Questo chiedono a gran voce gli ambulanti che oggi (16 gennaio) stanno protestando a Roma.

Nel continuo via vai di sentenze, ricorsi e controricorsi l’infinita questione sulle bancarelle lungo le vie della Capitale non arriva ad un punto fermo. Ben vero che la Bolkestein pare essere imperativa come non mai ed è altrettanto vero che le concessioni avevano efficacia fino al 31 dicembre 2023 dopo di che dovevano essere rinnovate e riviste tutte quelle occupazioni di suolo pubblico che sono oggetto del contendere.

La protesta ha un significato ben preciso, per tanti motivi: le bancarelle di ogni genere sono quasi un tratto distintivo della Roma dello shopping e fanno talmente parte del panorama e delle abitudini cittadine che non possiamo immaginarci senza.

Come dicevamo, il 31 dicembre le “licenze” in essere sono scadute e quindi, a fil di logica, andrebbero messe a gara e quindi potrebbero essere assegnate ad altri operatori. Naturalmente i nostri ambulanti sperano di vedersi ancora prorogare le loro autorizzazioni anche se il Consiglio di Stato preme per un sicuro adeguamento ai termini di Bolkestein sempre pronta a multare i non allineati (vedi Spagna e Portogallo).

Le bancarelle, così come sono distribuite ora, non sono dei veri e propri “mercati” ma sono punti vendita che coprono le più varie possibilità di acquisto e riguardano molte categorie di compratori. Andrebbero fatte delle ragionate distinzioni proprio sulle merceologie da considerare perchè la parte alimentare, come un certo tipo di abbigliamento, ad esempio, sono una grossa risorsa per molte famiglie. Meno la bigiotteria o il beauty (profumi, creme ecc di cui, per altro, non si hanno mai notizie certe su provenienza e fabbricazione).

Purtroppo, però,  pare che persino il Consiglio di Stato intenda bocciare il commercio su strada avanzando il pretesto dell’evidente scarsità delle aree pubbliche da destinare a questa funzione. E qui scatta la prima evidente contraddizione che toglie migliaia di licenze per poi riassegnarle pari pari, come se lo spazio disponibile si moltiplicasse per incanto. E poi la risorsa non è affatto poca perché negli ultimi periodi pare che circa 3000 ambulanti (nel Lazio) abbiano cessato l’attività.

Piuttosto sarebbe imperativo che tutti i municipi dettassero leggi severe per l’omogeneità degli spazi di vendita: dagli ombrelloni, al loro colore, dai banchi, al veto di appendere cartelli civetta e materiale in vendita. Avremmo così una Città capace di offrire varie tipologie di vendita ordinate e piacevolmente frequentabili.

Quando si parla di bancarelle, chissà perchè, si prende sempre ad esempio Cola di Rienzo che è una strada larga a due corsie e di grande scorrimento. I negozi della via non sono certo di altissima gamma e le bancarelle non ne oscurano le vetrine e non danno un grosso fastidio ai passanti. Anzi un’offerta fa da traino all’altra e dal negozio si passa alla bancarella e viceversa con grande facilità.

Le licenze, in questione, spesso si tramandano da una generazione all’altra adeguandosi al mercato e alle sue richieste. I furgoni sono via via più moderni e “in regola” con le ultime direttive.

Passeggiando notiamo come molti venditori abbiano i capelli brizzolati e realtà familiari che girano intorno ai loro incassi.

Nell’assecondare i diktat della Bolkestein e quindi della messa a gara di migliaia di licenze nessuno si pone il problema di questi lavoratori che potrebbero trovarsi, da un giorno all’altro, senza la propria attività e con la quasi certezza di non trovarne una nuova. E poi potranno comunque partecipare ai nuovi bandi e il loro “stato di servizio” sarà una prerogativa di vantaggio? e gli investimenti fatti come verranno conteggiati?

Questo è un momento difficilissimo per la categoria e speriamo che il Governo applichi un serio e deciso impegno per gli ambulanti che continuano a rappresentare un valore sociale oltre che economico per le comunità locali, soprattutto in un momento di calo dei consumi di alta gamma e di contrazione della capacità di spesa.

foto: Jacopo Nassi per Radiocolonna

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