I siti cinesi del falso invadono l’Italia. Il nostro mercato piange

La sete di apparire ci butta sul mercato cinese dell'online falso. Non ci sono ancora leggi per frenare il fenomeno. I nostri mercati soffrono e così noi possiamo pagare poco e sentirci dei veri vip

Ormai sono guardati con tolleranza e quasi con affetto i vù cumpra che in estate macinano, giorno dopo giorno, le nostre spiagge. Fanno parte di un orizzonte commerciale sbiadito e sopraffatto da ben altri mercati del falso.

Purtroppo a questi mercati/piattaforme, in gran parte cinesi, nessuno pone freni e sanzioni. Comprare fake online non è mai stato così facile.

Votati al grande dio dell’iper-consumismo compratori e venditori non si fanno sfiorare dall’aspetto etico, favoriti dalla semimpunità che vige per negozi, mercati paralleli e piattaforme on line. Proliferano con la stessa velocità con cui le fabbriche e i lavoratori cinesi producono.

Le piattaforme vendono diversi livelli di falsi, da quelli di bassa qualità e decisamente low cost a quelli perfetti e studiati in ogni minimo dettaglio: packaging, numeri di serie, certificati, cuciture e materiali che non possono essere sgamati da nessuno di quelli sui quali vogliamo fare colpo.

Già nel 2022 vediamo l’hashtag #DHgate (e-commerce assurto a mecca per le repliche di lusso) e altri  costruire la loro fortuna sul passa parola e sui commenti entusiastici dei social.

La “creazione” di queste basi commerciali è da molti immaginata come una ramificazione dei reali brand che, con l’idea di partorire mercati paralleli attirano numeri altissimi di compratori che non possono o non vogliono passare dalle boutique.

I ragazzi conoscono bene Pandabuy e si affollano a migliaia al giorno per avere addosso i marchi trend del momento. Il paragone fra l’oggetto acquistato in negozio e quello ordinato nel chinatrade è stato sorprendente: non si è notata nessuna differenza (certo non siamo esperti, però…). La modalità per l’acquisto è banale e del tutto simile a quelle che usiamo quotidianamente, i tempi di consegna sono più allungati e c’è l’ostacolo delle dogane alle quali si deve, ovviamente sottostare, anche se alcuni siti stanno organizzando succursali in Europa per far risparmiare il cliente. Per il momento però, ricordiamo, a chi volesse immaginare strane triangolazioni per aggirare il problema, che i Paesi dell’Unione Europea hanno tutti le stesse tasse quando esportano o importano merci da un Paese Extra-europeo.

L’Ocse ha stimato, per il solo 2019, che il commercio globale di merce contraffatta sia stato di circa 407 mld di euro; cifra impressionante che, con l’esplosione di questi nuovi siti, crescerà a dismisura mettendo in serio pericolo tutta la rete produttiva e commerciale.

A farci paura non devono più essere gli empori cinesi che vendono di tutto, nè i vù cumprà con i loro lenzuoli stesi su Via del Corso perchè rappresentano e hanno rappresentato il gradino più basso della contraffazione, sia in termini di qualità che in termini di quantità. Quasi un test sulla capacità di reazione del mercato occidentale.

 

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