La Mossa del Cavallo, Andrea Camilleri e il cast presentano il film TV

Insieme al regista Gianluca Maria Tavarelli, il protagonista Michele Riondino ed Ester Pantano parlano della trasposizione del primo romanzo storico dell’autore siciliano. Il 22 febbraio in prima TV su Rai 1

Il film TV de La Mossa del Cavallo, tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, sarà in TV il 22 febbraio su Rai 1

La Mossa del Cavallo diventa un film TV. Il titolo del primo romanzo storico di Andrea Camilleri, al suo passaggio televisivo, ha una breve aggiunta: C’era una volta Vigata.

La stessa città immaginaria de Il Commissario Montalbano, ma nel 1877, quando la Sicilia dovette reagire all’orrenda legge sul macinato. Al posto di Montalbano, c’è l’ispettore dei mulini Giovanni Bovara, che in quella terra è nato e si è poi trasferito a Genova.

Bovara ha il volto di Michele Riondino, l’attore che in passato ha interpretato il Giovane Montalbano, diretto dal regista dell’altra fiction di punta di Rai 1, Gianluca Maria Tavarelli e divide la scena con l’unica donna del libro Trisina Cecere, interpretata da Ester Pantano. A presentarlo insieme a tutto il cast, Andrea Camilleri che ha scritto questo libro nel 1999 e ha parlato in conferenza stampa di libri, questione meridionale e… campagna elettorale.

La Sicilia del 1877, come ha sottolineato Tinny Andreatta, somiglia per “un gioco di specchi” a quella dei giorni nostri, dopo aver portato sul piccolo schermo il Commissario Montalbano, Rai Fiction e Palomar hanno trasposto in film La Mossa del Cavallo. Carlo Degli Esposti, fondatore di Palomar, ha fortemente voluto che in TV arrivassero i primi libri di Camilleri. A 93 anni, lo scrittore è ancora emozionato prima di vedere una sua opera sul piccolo schermo e ha parlato della sua Sicilia:

“Nel giro di quarant’anni, per tre volte in Sicilia si è proclamato lo stato d’assedio. Il nonno del generale Dalla Chiesa invitava i soldati a sparare sui contadini perché nelle loro case avrebbero trovato più fucili che pane. Li chiamavano tutti briganti, ma erano contadini in rivolta. Diciamo che ho chiamato le cose con il loro nome. Nella Sicilia con l’odiosa tassa sul macinato, la leva non era obbligatoria e quando lo divenne si tolsero delle braccia al lavoro della terra”, ricorda lo scrittore siciliano.

La mossa del cavallo è una sorta di “western all’italiana”, come l’ha definito il direttore di Rai Angelo Tepaldi, ed è stato girato in questo modo dal regista Gianluca Maria Tavarelli:

La Mossa del Cavallo è un romanzo ironico e hai paura di non riuscire a restituirgli giustizia. È un West italiano con briganti, persone di dubbia moralità, che si fanno giustizia da soli, terreni e territori dimenticati. Un mondo duro che poteva essere una sorta di West, l’abbiamo girato come un western ma siamo rimasti fedeli alla Sicilia: tutti costumi sono reali eccetto l’impermeabile di Bovara che è una citazione di Leone. Gli attori, poi, sono tutti con volti potenti. Quella Sicilia è la Sicilia di oggi”.

Tavarelli aveva già diretto Il Giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, qui nei panni dell’ispettore dei mulini Bovara, un figliol prodigo di Vigata ritornato a casa dopo aver vissuto a Genova. Nel libro c’è una forte alternanza di genovese e siciliano:

“La lingua è la trappola in cui cade, non è abituato a questi suoni e viene manovrato per via della sua ignoranza. Il dialetto è la prima lingua e non s’impara a scuola. È un modo di comunicare prima ancora della lingua. Ho letto il romanzo e si passa dal siciliano al genovese, è un romanzo estremo, ed è una scelta estrema portarlo in TV. Grazie alla Rai che mi chiama quando c’è una patata bollente”.

Per interpretare al meglio l’accento e il dialetto genovese, Riondino aveva un attore ligure per dialogue coach, l’attore Andrea Bruschi. È stato anche aiutato dal nonno di quest’ultimo e da un documentario sugli ultrà della Sampdoria.

Anche Andrea Camilleri ha spiegato il legame che lo lega a Genova, terra d’origine dell’ispettore Bovara e anche di Livia, la compagna del Commissario Montalbano:

“Amo Genova, è una città che mi piace moltissimo. È dagli anni ’50 che la conosco e ne sono rimasto avvicinato della città e dei cittadini che la abitano”.

Genova a parte, negli ultimi anni Camilleri è diventato un ambasciatore televisivo della Sicilia:

“Ricevo centinaia di messaggi dall’estero, Montalbano è trasmesso in 63 Paesi, solo in Cina, la storia di un funzionario disobbediente non piace, ma hanno detto sì ai libri. In Montalbano esiste una Sicilia diversa, mi sono rifiutato di scrivere di mafia, l’ho fatto solo una volta quando mi sono arrivati i pizzini di Provenzano e in quel caso, con i proventi delle vendite ho fondato un’associazione che offre borse di studio agli orfani di mafia. Volevo dimostrare che esiste un’altra Sicilia”.

Lo scrittore ha anche parlato di campagna elettorale, suo malgrado:

A completare il cast, l’unico personaggio femminile, la vedova allegra Trisina Cecere che chiede favori al prete cittadino e affitta la casa al nuovo misterioso ispettore, ce la presenta la sua interpreta Ester Pantano:

Per lo scrittore, il divario fra Nord e Sud esiste ancora oggi:

“Basta prendere un treno, se chiedi a un ferroviere se parte il treno Palermo – Catania ti risponde forse. Saussure se fosse stato siciliano e non svizzero, non avrebbe mai realizzato il suo Corso sulla Linguistica”.

Si è conclusa così la conferenza stampa di presentazione di La Mossa del Cavallo, con l’autore 93enne che invita la stampa e il pubblico a non chiamarlo maestro: “Sono Andrea, o Camilleri, non mi chiamate Maestro perché non lo sono. Sciascia si faceva chiamare così perché era stato un maestro elementare”.

Il film de La Mossa del Cavallo, edito da Sellerio, vi aspetta su Rai 1 il 22 febbraio alle 21:25.

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