Funivia Casalotti-Battistini, storia e prospettive di un progetto controverso

La politica romana tra interesse e indecisione. C’è anche la proposta del referendum tra residenti per dire ‘si’ o ‘no alla funivia

È ancora un tema caldo quello che riguarda la funivia voluta dall’allora sindaca di Roma Virginia Raggi. “Non ce ne siamo dimenticati. L’avevamo annunciata in campagna elettorale e ci stiamo lavorando e ci sembra una soluzione al problema. Il nostro sogno è realizzare a Roma una mobilità alternativa e sostenibile. Per questo abbiamo pensato ad una funivia urbana da Casalotti a Battistini”, sosteneva nel 2016 l’attuale consigliera municipale del Movimento Cinque Stelle. In realtà l’idea di un collegamento sopraelevato che collegasse Battistini con la periferia a nord-est del GRA è vecchia e risale addirittura al 2007, epoca in cui il primo cittadino è Walter Veltroni. Non se ne fa nulla, ma il dossier finisce comunque tra le mani di Gianni Alemanno e del suo vice Mauro Cutrufo. Anche qui nulla di fatto, fino a quando nel 2014 – sindaco Ignazio Marino – l’assemblea capitolina con 23 ‘sì’ e 6 astenuti decide di pensare e progettare l’opera.

Una suggestione bipartisan quindi, che negli anni ha suscitato l’interesse e la curiosità della sinistra, della destra e dell’antipolitica. Idea tuttavia avversata da molti esperti e addetti ai lavori nel campo della mobilità, convinti che la soluzione – per quel quadrante cittadino ma più in generale per tutta la città – debba essere rappresentata dalla ‘cura del ferro’ pesante: prolungamenti di metro già esistenti e nuove linee metro.

“Sebbene abbia un costo minore del prolungamento della metropolitana, il sistema a fune potrebbe trasportare molti meno passeggeri ed avrebbe dei costi gestionali molto più alti – commenta a Radiocolonna Odissea Quotidiana – altro tallone d’Achille è la bassa velocità commerciale che porterà a lunghi tempi di percorrenza per raggiungere la metropolitana a Battistini. La cabinovia sarà infatti molto più lenta degli autobus presenti nella stessa zona, nonostante queste ultime soffrano moltissimo della congestione stradale.”

Il tema della funivia Casalotti-Battistini è tornato inevitabilmente alla ribalta quando il Campidoglio ha cambiato colore politico. Il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessore alla mobilità Eugenio Patané non si sono mai mostrati entusiasti della funivia, imputando a progetto “un impianto di piloni da 15 metri ciascuno e di passaggi pericolosi sopra il Grande raccordo anulare e tra le case abitate dove c’è anche un problema di privacy”. L’assessore sembra più propenso ad un people mover, per intendersi quelle metro rialzate che si trovano negli scali aeroportuali, anche perché il Ministero dei Trasporti ha già finanziato l’opera con circa 110 milioni di euro. L’idea della nuova funivia consisterebbe in quattro chilometri di tratta, 3000-4000 passeggeri all’ora per una frequenza di circa 2-3 minuti a corsa. Al momento questa prospettiva appare lontana e il palliativo pensavo dall’attuale amministrazione lascia perplessi i cittadini e i comitati di quartiere. Gualtieri ha recentemente annunciato l’arrivo di un bus espresso, il ’91’, in grado di unire Casalotti e Boccea in 15 minuti attraverso 4 fermate: Casalotti, Boccea/Collina delle Muse, Boccea/Torrevecchia-Montespaccato, Battistini. I 15 minuti vengono contestati da molti residenti, convinti che – seppur express – il nuovo bus finirebbe negli ingorghi della Boccea. Qualche giorno fa Aurelio in Comune, comitato di zona molto attivo nelle attività sociali e culturali del quartiere, ha introdotto un nuovo argomento di discussione: un referendum tra i residenti per sondare consensi e dissensi  sulla funivia della discordia.

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