“Un elefante in una cristalleria, il cui passaggio porterà verosimilmente effetti collaterali indesiderati che ricadranno, oltreché sul centro storico di Roma patrimonio dell’umanità, anche sulle spalle e sul portafogli dei cittadini”.
Con queste affermazioni, risalenti a dodici anni fa, alcune associazioni preconizzavano gli effetti catastrofici che i lavori della Metro C avrebbero avuto sul centro storico della Capitale, in primis a Colosseo e ai Fori Imperiali. Era luglio 2013, Ignazio Mario era stato eletto da poco più di un mese ed il Movimento Cinque Stelle decideva di organizzare un incontro con associazioni ambientaliste, al une legate al territorio, per chiedere la “sospensione dei lavori nell’area Via Fori Imperiali-Colosseo”. Non solo.
Oltre all’impatto deva stante per il territorio, i lavori scellerati della nascitura Metro C avrebbero potuto avere anche effetti collaterali dal punto di vista giudiziario, come denunciato da un’associazione di consumatori in riferimento a presunte infiltrazioni mafiose riguardanti imprese coinvolte nei lavori. Insomma, un disastro su tutti i fronti.
Oggi, dopo 12 anni e tre sindaci che si sono succeduti, si può dire che il Colosseo ha detto e che i lavori – sinora – non hanno causato né catastrofi ambientali, né cataclismi archeologici.
A spiegarlo, con puntualità e sarcasmo, è il Comitato MetroxRoma, collettivo da sempre attendo a promuovere la mobilità “su ferro” della Capitale.
“La paura, ingiustificata, era che i lavori della Linea C avrebbero causato conseguenze nefaste su tutta l’area dei Fori – spiega il Comitato – La verità è che i lavori sono finiti e non è successo assolutamente nulla. Anzi, con la realizzazione dei locali nel Clivo di Acilio, ossia la salita al belvedere d’affaccio sui Fori, e con le risorse compensative della Linea C, i cantieri porteranno in dote al Colosseo un nuovo infopoint, una piazza rinnovata e soprattutto un nuovo nodo metropolitano accessibile anche alle persone con difficoltà motorie, arricchito da allestimenti architettonici e museali unici nel loro genere”.
Il comitato, viceversa, segnala un’eccessiva prudenza dei lavori che avrebbero potuto avere invece un approccio più coraggioso.
“Si sarebbe potuto fare qualcosa di molto più ardito sulle sistemazioni superficiali, ma oggi come allora ha prevalso una logica di conservatrice che vede ogni mutamento nel Centro Storico come un assalto alla città, anche se si tratta di una pedonalizzazione – concludono – Al più a gennaio partiranno i lavori delle stazioni di Chiesa Nuova, San Pietro, Ottaviano e Clodio/Mazzini. Speriamo di non doverci sorbire nuovamente una pantomima del genere sulla stabilità di Castel Sant’Angelo o sul dramma del cantiere davanti all’Oratorio dei Filippini. Abbiamo già dato”.