Dehors a Roma, tavolini e degrado occupano la Città

I dehors, necessità indiscutibile durante il covid, a Roma si moltiplicano rendendo strade e marciapiedi imbuti pericolosi. Molti sono abusivi, tutti raffazzonati e squallidi. Dal Campidoglio non si muove nessuno e visto l'approssimarsi del Giubileo siamo certi che si moltiplicheranno in modo stanziale

A Roma tutto ciò che potrebbe essere un’opportunità di sviluppo e di decoro si trasforma in caos e degrado. In mezzo ci stanno polemiche dai diversi fronti, ma nessuno si dimostra capace di fare ordine e contribuire a migliorare la città e il benessere dei suoi abitanti. E’ quello che capita ai dehors che concorrono allo sfascio che avanza nella Capitale.

Il Campidoglio e il I municipio mentre, si dice, stiano studiando contromisure per arginare lo scempio, sono stati squassati dalle dichiarazioni del ministro del Made in Italy, Adolfo Urso secondo il quale il Governo pensa ad una una norma “strutturale” per i dehors.

E’ vero che questi spazi all’aperto di fronte a bar e ristoranti, dove è piacevole intrattenersi nella buona stagione, in alcune capitali come Parigi, oltre ad essere strutture confortevoli per i clienti, sono diventati una componente di vitalità e decoro per il tessuto urbano.

Mentre il presidente della Confcommercio Roma, Pier Andrea Chevallard, conferma che è il decoro il vero problema. “Se usciamo dalla piccola polemica e lo vediamo in un’ottica di sviluppo della Capitale – afferma – penso che i dehors possano essere una componente dell’arredo urbano che mantiene viva la città”.

A Roma, però ci troviamo di fronte a una drammatica realtà. Sulla spinta del Covid verso la vita all’aperto, c’è stata una disordinata corsa degli esercenti, ad occupare, spesso con strutture raffazzonate, le aree antistanti le loro attività.
E la Capitale è esplosa. Il centro che è, e ci piace ricordarlo: Patrimonio Unesco somiglia a una squallida sagra di paese. Le strade sono invase da gazebo messi a casaccio, di legno, di ferro, di bambù, con coperture di plastica e vasi di piante rinsecchite, se non finte. L’orrido è di scena dietro ogni angolo. La circolazione di auto e pedoni è caotica e spesso pericolosa.

Nulla ottengono le proteste dei comitati dei cittadini. E nemmeno, per ora, l’assessora al commercio Monica Lucarelli secondo la quale “un discorso è continuare ad avere tavolini all’aperto nel rispetto dei territori, un altro è pretendere di mantenere una situazione nata in pandemia, quando non si poteva effettuare la somministrazione all’interno dei locali”.

Nel I Municipio , dove i dehors sono diventati circa 5000, tremila in più alla fase pre-covid, gli interventi dei vigili sono aumentati registrando 3 abusi ogni 4 controlli. Ma secondo la presidente del Municipio, Lorenza Bonaccorsi, è urgente adottare un regolamento severo e ad hoc che vada oltre la delibera del Campidoglio. “Vogliamo – spiega – che vi sia proporzionalità fra la gravità dell’infrazione e le sanzioni applicate”.

Il problema dei dehors è un faro puntato sullo sviluppo disordinato della Capitale che aggiunge degrado a degrado. In molte vie del Centro (via della Croce, via Mario de’ Fiori, ecc) i taxi si ingolfano ma, ancora più tragica è l’impossibilità di passaggio dei mezzzi di soccorso.

Dopo la raccolta firme e il corteo del 18 novembre ’23 che, avrebbe dovuto servire come monito ai governanti, la situazione è decisamente peggiorata vuoi per l’arrivo in massa dei turisti, vuoi perchè, in vista del Giubileo chi ha la faccia tosta si porta avanti.

Forse che il Campidoglio ha bisogno di incassare la tassa di occupazione del suolo pubblico? Ci sembra debole come motivazione e soprattutto mai comunicata alla cittadinanza. Se dehors dev’essere, ce ne faremo una ragione ma, dobbiamo forzare le istituzioni perchè questi posti all’aperto siano controllati e paghino il dovuto e poi obblighiamo gli esercenti a rispettare determinate norme di realizzazione: colori delle tende, arredamento, cura del verde, veto per piante artificiali ecc. ecc.

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